VIGGIU’ Si deciderà tutto o quasi a colpi di perizie il processo per la morte di Paolo Grilli, avvenuta il 3 aprile dello scorso anno in via Della Croce a Viggiù:perché l’imputato, Claudio Baldan, è reo confesso, e poco ancora vi è da scoprire in questa vicenda. O meglio: tutto è ancora da mettere in chiaro. A cominciare dal movente, e quindi dalle condizioni di prostrazione psichica in cui versava l’omicida. Ieri mattina il giudice per l’udienza
preliminare Giuseppe Fazio ha affidato alla dottoressa Emma Luciani la perizia per determinare se Baldan fosse o meno capace di intendere e volere al momento in cui sferrò la coltellata mortale al suo avversario, o se, al contrario, abbia agito sotto la spinta di un impulso irrefrenabile, accecato dall’odio e dal risentimento nei confronti di quell’uomo, divenuto una presenza sempre più ingombrante nella sua vita.
Il giudice dunque ha accolto la richiesta proveniente dal difensore, avvocato Corrado Viazzo, cui fa da contraltare l’avvocato Stefano Bruno, che rappresenta la parte civile, per conto della vedova, Lucia Festa, del figlio, Manuel Grilli, e delle sorelle Loredana, Luciana e Carmela. Non crede affatto alla follia, anche solo momentanea di Baldan, e per questo ha provveduto a nominare un proprio perito di parte.
Sessanta giorni è il tempo che il giudice ha messo a disposizione per il deposito delle perizie, dopodiché si andrà in udienza, il 29 aprile. Il reato contestato dal pm Massimo Politi è di omicidio volontario premeditato: imputazione che vale un ergastolo, trent’anni, con rito abbreviato. Un terzo in meno se una circostanza attenuante venisse riconosciuta prevalente sull’aggravante della premeditazione.
Franco Tonghini
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