Pirata, la verità vive insieme a noi

Dodici anni fa moriva Pantani. Sete di giustizia più forte di allora. De Zan: «Le inchieste procedono, le prove ci sono, Tonina spera»

Ed è di nuovo San Valentino. Oggi è il 14 febbraio, e come ogni anno per noi questa data ha un significato particolare, un retrogusto amaro, un velo di tristezza. San Valentino ci ricorda il Pirata, ed è pur sempre amore. Però è distante e chiede giustizia.

Sono passati dodici anni dal 14 febbraio 2004, da Rimini, dall’Hotel Le Rose, dalla morte di Marco e da quella continua sensazione di ingiustizia che c’è ancora, eccome se c’è ancora. Ebbene sì, rispettivamente 17 e 12 anni dopo, due inchieste rimangono aperte. La prima relativa all’esclusione dal Giro del 1999 dopo il blitz di Madonna di Campiglio, la seconda relativa alla morte del 14 febbraio 2004. I sentimenti si mischiano tra rabbia, rassegnazione finanche alla speranza. Sì, ci sono stati dei sostanziali passi avanti, la riapertura dei due casi, l’ipotesi di omicidio, i libri, i nuovi dettagli sulla scena del crimine, nuove testimonianze, nuovi ricordi, vecchi sospetti che prendono sempre più forma. Eppure 17 e 12 anni dopo siamo ancora qui in attesa di una risposta, di una verità che ancora non c’è, che tarda ad arrivare, che ci angoscia. Nonostante tutto però, noi ci speriamo, e non siamo da soli.

Con noi c’è un mondo intero composto da tifosi, da giornalisti, da semplici appassionati, da amanti della verità. Siamo in tanti a sperare, e tra noi c’è anche Davide De Zan, che è un amico ed un giornalista, che sul Pirata ha scritto un libro “Pantani è tornato”, e che ogni giorno si impegna per ridare verità e giustizia a questa storia. Ed è lui ad aggiornarci sullo stato attuale delle inchieste: «Anzitutto, è giusto aprire dicendo che novità sostanziali non ce ne sono, almeno per quanto riguarda le ultime settimane o gli ultimi giorni. Le inchieste vanno avanti, procedono, e permettetemi di dire che già questo è un passo avanti. Perché nel settembre del 2015 il procuratore Paolo Giovagnoli, a cui è stato affidato il caso della morte di Marco nel luglio 2014, aveva fatto richiesta al gip di archiviazione della pratica. Per fortuna non è stata accolta l’istanza, perché per fortuna il gip l’ha rigettata». E qui si

è riaccesa la speranza: «Per fortuna il gip di Rimini Vinicio Cantarini ha detto “nossignore” e si è messo di traverso, accogliendo l’opposizione presentata dall’avvocato De Rensis, che è il legale della famiglia. Questo perché ci sono ancora tanti dubbi sulla questione e soprattutto perché la difesa della famiglia Pantani è risultata fondata. Tutti pensavano che il caso fosse chiuso e sepolto, invece no, siamo ancora qua. Perché ci sono tanti dettagli che gridano giustizia, come le deposizioni dell’infermiere, che assicura di non aver mai visto la pallina di pane e cocaina che si diceva avesse ucciso Marco. Sono dettagli importanti che non possono essere tralasciati, parliamoci chiaro». La difesa di ferro dell’avvocato De Rensis ha prodotto un altro grande risultato, come spiega De Zan: «Il 24 febbraio è stata fissata un’udienza davanti al giudice, che vuole vederci chiaro. Per la prima volta dopo la riapertura del caso nell’agosto 2014 si torna in aula. Ed è già un passo avanti».

I punti poco chiari, in effetti, sono numerosi: «Come ho detto, c’è la dichiarazione dell’infermiere che per primo entrò nella stanza e ci restò per quaranta minuti senza mai vedere quella pallina. Oppure l’ospite della stanza affianco che non sentì nessun rumore, quel giorno, ci sono le intercettazioni telefoniche e le dichiarazioni dal carcere di Vallanzasca, la questione dei valori dell’ematocrito falsati a Madonna di Campiglio, confermati dal dottor Locatelli. Sia su Rimini che su Campiglio, ci sono tanti interrogativi che ci fanno capire che qualcosa non torna, e che ci spingono ad andare avanti». E la famiglia spera, combatte ancora: «Ho visto Tonina in questi giorni, abbiamo pranzato assieme. Anche lei resta speranzosa, con tutte le prove a disposizione ci auguriamo che dalla magistratura e dall’opinione pubblica arrivino risposte concrete».