Piscina a forma di fallo, Varese apre a Rocco Siffredi

VARESE La piscina fallica diventa un locale per aperitivi e ricevimenti, e l’amministrazione non chiude le porte a Rocco Siffredi.

«Qualunque partner privato ci metta dei soldi a noi va bene» dice Stefano Cerici, assessore alla Tutela Ambientale che ha in mano la partita della sistemazione di villa Mylius.

Assessori e tecnici di Palazzo Estense, va detto, non hanno avanzato formalmente delle proposte di investimento al porno divo. Ma nemmeno si tirano indietro se la particolarissima struttura creata da Pietro Porcinai a metà del secolo scorso gli interessasse per farci un locale a tema. Il progetto di intervento in ogni caso è pronto.

Anzi, di progetti ce ne sono addirittura due, ed entrambi si potrebbero realizzare concretamente perché prevedono il finanziamento non del Comune, che di soldi non ne ha, ma di privati che ad un preventivo rilevamento hanno dato risposte positive. «Deciderà la giunta quale portare avanti – spiega Clerici – ma in entrambi i casi abbiamo degli interessati».

Il primo progetto, quello ritenuto più facilmente realizzabile da parte dell’amministrazione, costa circa 270mila euro. Forse qualcosa in meno, fino a 250mila, ma si saprà per certo in fase di progetto esecutivo. Prevede di fare un bar dove oggi ci sono gli ex spogliatoi per la piscina, visto che la piscina fallica sarebbe sistemata ma non utilizzabile per farci il bagno.

L’agibilità comporta infatti tutta una serie di prescrizioni per le strutture annesse, come spogliatoi, allacciamento fognario, balaustre, scivoli per disabili, e almeno una dozzina di bagni per la gente. Spese accessorie escluse nel primo e più conservativo progetto e invece previste nel secondo, quello che appunto prevede la sistemazione della piscina perché la gente ci vada a nuotare.

Il fatto è che il costo dell’intervento in questo caso lievita oltre i 600mila euro. «Anche gli operatori interessati a questa seconda ipotesi sono di più perché c’è da spendere ma c’è anche molto da guadagnare», spiega Clerici, «senza dimenticare che a breve andremo a perdere la piscina di via Copelli che cade letteralmente a pezzi e può essere utile dare un’alternativa in centro città, anche se solo d’estate».

In entrambi i casi è stato preso qualche contatto con enti e aziende varesine che più spesso finanziano o investono in progetti destinati al pubblico. Saranno loro, quelli cioè che ci mettono i soldi, a sancire quale delle due opzioni risulta più appetibile.

«Anche sul progetto più conservativo abbiamo già sentito un paio di interessati. Prima di tutto la settimana prossima decideremo in giunta su cosa puntare, poi dovremo parlarne con loro». Con l’intervento minimale che non permette il bagno, l’area della piscina diventerebbe un locale immerso nel verde dove andare per aperitivi, pranzi, serate, e magari da affittare per feste e ricevimenti di cerimonie.

In entrambi i casi, l’idea è di dare la gestione per un certo numero di anni in cambio del finanziamento per mettere a posto piscina e struttura.

f.tonghini

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