Più che una partita, è stato un sogno

Varese - L’amichevole con i ragazzi del Centro Gulliver di don Barban finisce 5-3, ed è stata una festa per tutti

La pioggia batte tremenda, fredda e incessante sul campo da calcio. Varesello è sotto un nubifragio, acqua e vento.Il professore Ciro Improta detta il ritmo e urla ordini, per farsi sentire nel rumore del temporale, dai suoi calciatori. Luoni e gli altri sono lì, nel bel mezzo del diluvio, a tirare gli slittini avanti e indietro: il Varese, e la sua preparazione alla prossima Serie D, non si ferma mai, nemmeno sotto la tempesta.Inizia così la giornata di festa dei biancorossi. Anzi, la giornata che diventerà di festa, una volta rischiarato il cielo. Noi arriviamo alle due e mezza del pomeriggio al centro sportivo delle Bustecche, e veniamo accolti dai sorrisi dei ragazzi del Centro Gulliver. Loro, sono lì, per giocarsi una giornata diversa: sono lì per giocarsi una piccola grande sfida contro i calciatori di mister Ernestino Ramella.Sulla tribuna accanto al campo arrivano anche i primi tifosi, che finiranno poi per riempirla. Da lì, il campo si vede bene, e con il campo si vedono i sogni e le speranze che accompagnano i ragazzi del Gulliver, come fosse un alone che li circonda: battute, scherzi, risate. Per loro quella partita non è una partita, per loro ci sono partite ben più importanti. E ieri, è stato, solo un giorno per non pesare troppo ai propri guai, e dedicarsi un po’ a se stessi. Ad accompagnarli l’ex massaggiatore biancorosso Marziano Mazzuchelli e Don Michele Barban. «Qualche anno fa, forse un po’ di più, una ventina di anni fa, al nostro centro avevamo anche ragazzi fisicamente prestanti, arrivavano dalla primavera di alcune squadre di calcio – racconta, con un sorriso, Barban -. Ragazzi per cui il calcio era un sogno, anzi, il sogno. Per i ragazzi in campo oggi, invece, i sogni sono altri…».Il don viene interrotto nel bel mezzo del suo racconto: le lancette corrono e scappa in mezzo al campo, da dove lo chiamano, per le foto di rito e per dirigere dalla

panchina i suoi “campioni”. Nessuno può biasimarlo, quella di ieri non è stata la sua giornata, nemmeno la nostra e neppure quella dei giocatori del Varese; ieri è stata la giornata di gloria dei ragazzi del Gulliver. Don Barban indossa una maglietta rossa, del Varese, regalatagli dalla società del Varese attraverso le mani del segretario Marco Bof, con stampato sulle spalle il numero 1.La partita inizia, e finirà poi 5-3 per il Varese. Il risultato lo riportiamo solo per dovere di cronaca, perché in una festa – come quella di ieri pomeriggio – non esistono né vincitori, né vinti. Le amichevoli, quelle vere, quelle per testare la squadra sono in programma lunedì e martedì, rispettivamente a Renate (ore 17) e a Morbio (ore 18). «Abbiamo finito la prima fase della preparazione atletica – dice il preparatore Ciro Improta -, ora passiamo alla seconda. I ragazzi stanno rispondendo bene, e per ora infortuni muscolari non ce ne sono stati, e questo è fondamentale, perché così nessuno interrompe la preparazione. Ogni amichevole per me è un colpo al cuore, perché i giocatori danno giustamente tutto e temo per gli infortuni: per ora è andato tutto bene, però». L’unico giocatore della rosa biancorossa acciaccato è il numero 10 Marco Giovio. Il Quasi Magico arriva a bordocampo con una scarpa in un piede e nell’altro la ciabatta: ha il ditone del destro nero, colpa di un pestone in allenamento. Nulla di che, ci dice lui un po’ giù di morale per non poter entrare in campo a correre dietro al pallone: «Non è nulla di che, tempo un paio di giorni e torno a correre».Noi ci congediamo da lui, dal Varese e dai ragazzi del Gulliver, ma andando via intravediamo Michele Ferri su un altro campo a correre da solo. Ecco, quello è lo spirito del Varese: sacrificio, sudore e sangue sempre. Anche mentre gli altri gioiscono, noi pensiamo a solamente a lavorare per vincere. Solo a quello.