ANDREA ALIVERTI Una poltrona per due, è la volta dei leghisti. Emanuele Monti e Francesca Brianza sono tra i pretendenti a quegli uno o due seggi che le previsioni elettorali attribuiscono al Carroccio tra i ?magnifici sette? che rappresenteranno la provincia di Varese al Pirellone. Da una parte il ?Monti giusto?, consigliere comunale a Varese e alfiere dei Giovani Padani, dall’altra il sindaco di Venegono Superiore (al centro in queste ore di una bufera politica) e assessore provinciale alla cultura, che rappresenta la potente e influente circoscrizione del Tradatese. Entrambi giovani e maroniani, sono il simbolo del ricambio generazionale e vanno alla ricerca di un’opportunità al Pirellone in una competizione in cui la Lega Nord schiera anche veterani del calibro di Fabio Rizzi e Giampiero Reguzzoni. Forse era prevedibile, ma nel ?gioco della torre? entrambi buttano giù Marco Reguzzoni e salvano Francesco Speroni. Anche se curiosamente li divide la scelta del politico preferito: Monti rimane legato al vecchio Capo Umberto Bossi, mentre Brianza ha già virato sulla Lega 2.0 e opta per l’attuale Segretario Bobo Maroni. Ma se si tratta di andare a cena, Monti preferisce Maroni a Bossi, mentre Brianza vorrebbe al suo tavolo «tutti e due, se si può». Scelta obbligata tra Attilio Fontana e Dario Galli: «il mio sindaco» per Monti, «il mio presidente» per Brianza. E il politico più temuto? Per il giovane padano è Rosy Bindi (con cui peraltro sarebbe andato a cena più volentieri che con Daniela Santanchè, perché «almeno mi divertirei»), mentre il sindaco mette in mostra una tempra da vera guerriera leghista: «Nessuno ci spaventa». Sul tema dei costi della politica, entrambi ammettono di «non sapere e di non essersi interessati» dell’esatto ammontare dello stipendio
in caso di elezione in consiglio regionale e concordano sulla «disponibilità a decurtarsi l’indennità», che per Monti «è già stata diminuita ma è ancora troppo alta». Sul prezzo di una mezza dozzina di uova, che abbiamo sostituito a quello del pane per evitare che i nuovi intervistati potessero aver sbirciato (sappiamo per certo che uno dei due si era preparato il compitino a casa sul latte…), i due leghisti dimostrano poca dimestichezza con la spesa domestica: Brianza ammette di non sapere proprio il prezzo, mentre Monti azzarda un esagerato «tre euro» (SMS Consumatori dà come prezzo medio al Nord 1 euro e 50) ma poi si salva in corner precisando che «le uova comprate dai nostri agricoltori costano molto meno», in ossequio al ?fattore M?, come mucche, che è uno dei temi della sua arrembante campagna elettorale. E se tra i successi della loro emergente carriera politica, citano rispettivamente «quelli ottenuti come sindaco di Venegono Superiore» (Brianza) e le «tante manifestazioni sportive portate a Varese, dai mondiali di ciclismo a quelli di canottaggio» (Monti), si passa ai programmi. Per i giovani, Brianza intende battersi per «agevolare inserimento lavorativo e formazione scolastica», mentre come impegno Monti farà di tutto per «l’azzeramento dei ticket sanitari». Per le nostre città, Monti promette di «portare in consiglio regionale le 101 idee che sto raccogliendo dai cittadini di Varese» ma anche di impegnarsi per «il completamento del palaghiaccio di Busto Arsizio», mentre Brianza promette «libri gratis per gli studenti delle scuole». Per Gallarate entrambi puntano sulla sicurezza: Monti invoca «meno criminalità», Brianza ci aggiunge anche «il rilancio della cultura». Ora saranno gli elettori a decidere se premiare le forze più fresche della Lega 2.0 a scapito dei più esperti.
s.bartolini
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