Monsignor Emilio Patriarca: un varesino in Africa. Cresciuto a Varese, classe 1937, monsignor Patriarca ha frequentato ragioneria e poi è entrato nel seminario di Venegono Inferiore diventando prete diocesano, ma conservando da subito nel cuore la vocazione missionaria.
«Dopo cinque anni dall’ordinazione mi è stata data la possibilità di partire per l’Africa come prete “fidei donum”, quell’antica tradizione della diocesi ambrosiana che mette a disposizione sacerdoti per le nuove diocesi in Asia, Africa e America».
Fu mandato in Zambia dove la diocesi milanese aveva una corrispondenza.
Ma la passione per la missione nasceva fin dai tempi degli studi di ragioneria: «Feci l’esperienza scout durante la quale scoprii che dedicarmi agli altri dava gioia e senso alla vita. Ho pensato che sarebbe stato bello spendere la mia vita per gli altri, per chi fosse più lontano in condizioni difficili».
Nel 1967, dunque, fu assegnato a Lusitu nella diocesi di Monze: «Era una zona di prima evangelizzazione, non c’era ancora la Chiesa cattolica. Sono stato là per 14 anni». Quindi il rientro in Italia anche perché la mamma era morta e il papà era rimasto solo.
Rimase in Italia per 13 anni, finché anche il papà morì, operando in una parrocchia e nel seminario di Saronno come padre spirituale.
Tornò in Africa come coadiutore e nel 1999, quando il vescovo locale zambiano morì in un incidente stradale gli chiesero di prendere quell’incarico. Monsignor Patriarca divenne vescovo e si trasferì a Monze dove è rimasto fino a maggio dello scorso anno. Nel 2012, infatti, avendo raggiunto i 75 anni, rimise il mandato di vescovo nelle mani del Papa.
«La riposta arrivò un po’ dopo. A marzo di quest’anno è stato nominato un vescovo locale zambiano che si trovava a Roma. Quando finalmente giunse a Monze ebbi la gioia di consacrarlo vescovo io stesso». Il rientro in Italia è avvenuto il 28 maggio, ospitato al seminario di Venegono Inferiore, che tra una decina di giorni lascerà con destinazione Comerio.
«Il mio desiderio sarebbe quello di rientrare in Zambia tuttavia, ma le necessità di attenzioni mediche, in seguito a un doppio incidente, che non si possono avere là mi costringono a restare qui. Nel frattempo andrò a dare una mano a Comerio, ma senza la responsabilità di parroco, sperando che venga un giorno che possa andare in Africa».
«Dell’Africa mi sono rimaste tante cose in particolare l’aver imparato che quando si va là non si va solo a portare qualcosa, si va anche a imparare gente, cultura e storia diverse che aprono gli orizzonti».n E. Bot.