Un incubo lungo quattro anni. A Vigevano, in provincia di Pavia, un uomo di 40 anni, affetto da infermità psichica e incapace di badare a sé stesso, è stato segregato nella propria abitazione dalla sua ex compagna con la complicità di altre tre persone. Il loro obiettivo: impadronirsi del suo patrimonio.
Il 40enne è rimasto rinchiuso per 1.460 giorni in condizioni disumane: senza riscaldamento, senza acqua calda, con il cibo razionato e nessun contatto con l’esterno. La casa, che avrebbe dovuto essere un rifugio, era invece diventata una prigione, tanto che sul muro perimetrale era stato installato del filo spinato per impedirgli la fuga.
A far emergere l’orrore, una segnalazione casuale: alcuni vicini avevano notato il lancio di oggetti nel loro cortile, provenienti dalla villa accanto. Forse un disperato tentativo dell’uomo di chiedere aiuto. Quando gli agenti sono intervenuti, lo hanno trovato in uno stato di evidente abbandono e confusione. È stato immediatamente ricoverato all’ospedale civile di Vigevano.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Pavia e affidate alla Squadra Mobile, hanno portato alla luce un piano criminale articolato: ascolti, appostamenti, l’analisi della documentazione sanitaria e patrimoniale dell’uomo hanno confermato il sospetto. L’ex compagna e tre complici – una donna e due uomini – sono ora accusati di sequestro di persona, abbandono e circonvenzione di incapace, oltre che di truffa aggravata.
Il giudice ha disposto per tutti il divieto di avvicinamento e di comunicazione con la vittima, oltre all’obbligo del braccialetto elettronico. «Il disegno criminoso, incentrato sulla figura della donna – si legge negli atti – e portato avanti con il supporto consapevole dei complici, ha messo seriamente in pericolo la vita di una persona vulnerabile».