«Prima la società. Poi tutto il resto»

Paolo Basile, vicepresidente e general manager del Varese, parla dopo la vittoria contro la Varesina

Gozzano, stadio D’Albertas, Varese-Varesina è finita da circa venti minuti con il 2-0 firmato Scapini e Giovio che spalanca ai biancorossi le porte del primo turno di Coppa Italia. I tanti tifosi accorsi per la “prima” ufficiale se ne vanno alla spicciolata, felici. Sotto la tribuna si forma un piccolo gruppo dove si parla della partita, si scambiano idee, si spiega il futuro: al centro, il vicepresidente Paolo Basile, deciso nelle sue posizioni e altrettanto disponibile al confronto. Un confronto che ha un solo obiettivo: il bene del Varese Calcio.


Quando c’è rispetto ci possono anche essere divergenze o visioni differenti. Sarò, e saremo, sempre aperti al confronto. Le critiche arriveranno, l’importante è capire da chi e perché arrivano: io ho ben chiaro chi ha, davvero, il Varese nel cuore.

Sapevo che avremmo affrontato la gara con grande mentalità e che non avremmo fallito. Vivendo la squadra ogni giorno ho visto nascere un gruppo solido, unito, che lavora bene insieme al suo allenatore. Che mette il noi davanti all’io, che vuole il meglio per questa maglia. Il campo ha sempre l’ultima parola, ma di certo abbiamo a disposizione una rosa molto importante, con un perfetto mix tra gioventù ed esperienza.


Non entro nel lavoro di altri. Ho rispetto dello staff tecnico, del direttore, dei consulenti di mercato. Sanno meglio di me cosa fare: se servirà, correggeranno.

Ho voluto fortemente la conferma di Alessandro Merlin e Danilo Vago, persone di esperienza, che conoscono la categoria, che si sono amalgamati benissimo. Credo che le scelte di mercato siano state tutte perfette, e l’arrivo di Bottone è la ciliegina sulla torta di cui dobbiamo dare merito al direttore. E come loro ci sono tante altre persone che hanno a cuore la società e le persone che ne fanno parte, con ruoli precisi, che si sentono parte del gruppo. Stiamo potenziando Varesello, dove sono partiti i lavori su diversi campi, grazie a Giovanni Cavallaro, responsabile del centro sportivo, e Massimo Scodellaro, team manager del settore giovanile. Come direttore commerciale è tornato Fabio Lorenzi, del marketing se ne occupa Piero Galparoli con il Gruppo Trenta. E poi Marco Bof, segretario tuttofare, pedina fondamentale. Loro, e tanti altri: tutti accomunati dalla passione e dall’amore per questi colori. A tutti loro va il mio grazie.

Sono nato qui e ho vissuto tutte le annate del Varese, tutti gli alti e bassi. Quello che preoccupa me e tutti tifosi è l’incertezza di esserci oggi e non domani. Basta. Sappiamo che serve tempo per costruire la base, le strutture, il settore giovanile. Ma è ciò che vogliamo. Vincere piace a tutti: ci proviamo. Non ce la facciamo? Ci riproveremo. Ma oggi conta costruire una società solida, sana. Che si riprenda la credibilità persa in passato. Lo faremo, e per questo mi sono circondato di persone che non hanno interessi personali. Solo amore, impegno e dedizione per il Varese.

I tifosi veri, come ad esempio i ragazzi della curva, ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Perché al vero tifoso del Varese non interessa la categoria: contano la maglia e l’orgoglio di portare in giro il nome della città.


No. Ci interessa solo vedere lo stadio pieno ribollire di passione, Mi permetto solo di spiegare una cosa dopo alcune polemiche nate sui costi: non abbiamo intenzione di pagare con la campagna abbonamenti le spese che stiamo affrontando e che ci siamo presi l’impegno morale di affrontare quando l’anno scorso abbiamo rifondato la società.

Le feste estive erano una buona idea per aprire lo stadio alla città, organizzando eventi che regalassero ulteriore entusiasmo a tifosi e società. Così, purtroppo, non è stato. Solo chi fa, sbaglia: abbiamo fatto mea culpa e stiamo risolvendo la situazione. Ci siamo affidati ancora alla ditta di Franco Vanoni, che ama il Franco Ossola e il suo prato come un figlio. Mi ha garantito che per l’esordio dell’11 settembre sarà pronto. Il terreno è già stato riseminato e livellato. Per i tifosi del Varese non esiste altro stadio se non il Franco Ossola, sotto il nostro Sacro Monte: quella è la nostra casa e ce ne prenderemo sempre cura. n