Primario bustoccoindagato a Genova

BUSTO ARSIZIO Scandalo sanità a Genova, tra gli indagati c’è anche il primario di anatomia patologia dell’azienda ospedaliera di Busto Arsizio Maurizio Chiaramondia. Il suo coinvolgimento nell’inchiesta svelata in questi giorni dal quotidiano genovese “Il Secolo XIX” è relativo alla libera professione che il medico, nominato primario aziendale nel marzo dello scorso anno, continua a svolgere nel capoluogo ligure. Epicentro dell’inchiesta è l’ospedale San Martino, dove Chiaramondia era responsabile dell’unità operativa di fitopatologia prima di venire a Busto. Il suo nome è finito nell’elenco di ben trentasette tra medici e tecnici di laboratorio, tutti professionisti quotati, che risultano indagati a piede libero per vari reati, tra cui truffa e peculato: avrebbero usato apparecchiature e personale degli ospedali pubblici per fare gli esami dei clienti ricevuti nello studio privato, risparmiando così un mare di euro a spese del servizio sanitario nazionale. A coinvolgere Chiaramondia una serie di intercettazioni telefoniche: sms e chiamate da cui si desumono contatti continui con l’ex tecnico in pensione del San Martino di Genova Paolo Riscossa, ritenuto dagli inquirenti il “collettore” dei vetrini degli esami che venivano effettuati in ospedale o addirittura in un laboratorio improvvisato nel garage di casa sua. Nel dossier da 181 pagine che i Nas (il Nucleo anti-sofisticazioni) dei carabinieri hanno recapitato alla Procura

di Genova spuntano anche telefonate effettuate dall’ufficio di Chiaramondia in ospedale a Busto Arsizio, circostanza che potrebbe procurargli un’incriminazione per peculato. Secondo la relazione dei Nas Chiaramondia faceva parte di un «gruppo associativo» insieme ad altri medici, una sorta di organizzazione che operava sistematicamente per farsi fare sottobanco e sottocosto analisi istologiche e pap test degli ignari clienti che pagavano le prestazioni come se fossero state regolarmente svolte in un laboratorio privato. Il dossier si chiude suggerendo una serie di arresti, tra cui i domiciliari per Chiaramondia, tuttavia per ora i magistrati genovesi hanno preferito non spingersi fino a questo punto. E se al San Martino di Genova sono già scattate ferie forzate per alcuni tecnici e si parla già di trasferimento in via precauzionale per il primario di anatomia-patologia finito nella bufera, a Busto si attendono gli sviluppi dell’inchiesta. Interpellata sull’argomento, l’azienda ospedaliera diretta da Pietro Zoia precisa: «Il 30 giugno 2009 è pervenuta all’azienda ospedaliera da parte dei Nas di Genova una richiesta di documentazione relativa all’attività libero professionale intramoenia – cioè all’interno dell’ospedale – svolta dal dott. Chiaramondia dall’inizio del suo incarico nell’Ao nell’ambito di convenzioni autorizzate con due strutture di Genova. Il materiale è stato prontamente predisposto ed è a disposizione dell’autorità che lo ha richiesto».Andrea Aliverti

f.tonghini

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