Quali sono le accuse contro Varese: l’autocertificazione e gli stipendi di Tepic

Secondo il Tribunale Federale L'accusa il club biancorosso ha prodotto una falsa attestazione per ottenere l'iscrizione al campionato smentita dall'arbitrato vinto lo scorso novembre al Bat di Ginevra dall'ex giocatore serbo per il mancato pagamento di alcune mensilità durante la stagione 2019/20

VARESE – “Apprendiamo con sconcerto e stupore il provvedimento che si riferisce a fatti accaduti anni fa”: ha commentato così il club biancorosso la sentenza del Tribunale Federale che ha inflitto 16 punti di penalizzazione alla Openjobmetis Varese per “frode e illecito sportivo”, inibendo per tre anni il presidente, Marco Vittorelli.

E in effetti i fatti oggetto delle contestazioni che hanno portato alla penalizzazione shock appartengono al passato.

Per capire la genesi di questa sentenza bisogna fare diversi passi indietro, quando il club non era ancora nelle mani di Luis Scola nel ruolo di azionista di maggioranza. L’accusa, in sostanza, è di aver prodotto una falsa attestazione per ottenere l’iscrizione al campionato: la scorsa estate Varese deposita un documento assicurando di non avere situazioni debitorie con i propri tesserati, presenti o passati, una condizione necessaria secondo le regole Fip; questa autocertificazione sarebbe però smentita dall’arbitrato

vinto lo scorso novembre al Bat di Ginevra dall’ex giocatore serbo Milenko Tepic per il mancato pagamento di alcune mensilità durante la stagione 2019/20, con il club condannato a risarcire il giocatore di circa 95mila euro. La situazione porta la Fiba a bloccare il mercato di Varese fino al saldo delle pendenze che avviene nel giro di poche settimane. Da qui l’intervento della Procura e ora la sentenza che stravolge la classifica. In circa 15 giorni si dovrebbe conoscere l’esito del reclamo e, di conseguenza, il futuro del torneo, in chiave playoff e retrocessioni.