Quegli italiani di cui dovremmo essere orgogliosi

Ha ragione il presidente della Repubblica, ormai in fase di uscita dal Quirinale, quando ci ricorda che esiste anche, e forse soprattutto, un’Italia che sa lavorare bene, che sa farsi onore, che trova riconoscimento in tutto il mondo. Penso a due recenti episodi, quello del comandante del traghetto incendiatosi nell’Adriatico, capace di salvare tante vite umane. E quello del medico colpito dal virus Ebola, finalmenge guarito da abili colleghi e pronto a ritornare in Sierra Leone. Di italiani così bisogna essere fieri. E ce ne sono molti.

Ester Crugnola

I due citati, il comandante del traghetto e il medico africanista, hanno rifiutato con umiltà l’appellativo di eroe, che subito l’affabulazione popolare era stata pronta d assegnargli. Entrambi si sono limitati a dire: abbiamo fatto e faremo solo il nostro dovere. Due persone normali, che in un Paese fuori del normale rappresentano l’eccezionalità. Ce ne sono molti come loro? Senz’altro sì. Ma ce ne sono molti di diverso legno. Anche questo ha ricordato Napolitano: bisogna ripulire il marcio che rischia d’inquinare il buono. Giusto inorgoglirsi per

simili campioni della quotidianità vissuta secondo regole semplici, rigide, esemplari. Ma giusto anche preoccuparsi del contorno, niente affatto confortante: pensiamo per esempio alle squallide storie degli assenteisti di Capodanno nei servizi pubblici. Le due vicende servono comunque a infonderci fiducia, e di essa abbiamo un gran bisogno. Senza l’ottimismo, almeno un minimo d’ottimismo, non c’è speranza di rinascita che regga. Andrebbe supportata raccontando un po’ più spesso gli accadimenti del bene, che sono numerosi e però ottengono raramente dignità di prima pagina. Peccato, farebbero scuola.

Max Lodi