Quei gioielli made in Varese che hanno sedotto le griffe

Tradizione e innovazione insieme. «Ma anche volontà di trasmettere il proprio know how. La mia è una professione artigiana preziosa che oggi non teme la crisi». Giorgio Caffi, 42 anni, orafo. La sua “bottega” di via Broggi 6, in pieno centro varesino, è un punto di riferimento per la gioielleria italiana e internazionale.

Grandi griffe si avvalgono dell’estroso orafo varesino anche «e spesso soprattutto» aggiunge come designer. «I miei modelli vengono venduti in Canada, Cina è Stati Uniti – racconta – e dal 1999 ho avuto l’intuizione dell’e-commerce».

Fu tra i primi artigiani in Italia a puntare sulla vendita anche online: oggi il sito www.gioielliunici.it oscilla tra i cinquecentomila e i seicentomila contatti al giorno. Il secondo negozio web per categoria più visitato in Italia. «Il maggior numero di contatti arrivano da Usa, Svizzera e Inghilterra», spiega Caffi raccontando di come, a 14 anni, amante dei motori vide quel corso regionale per orafi.

«Venti i posti disponibili – racconta – alle selezioni arrivai primo». Parte da lì la storia di un successo commerciale tutto varesino: prima il laboratorio casalingo, poi il negozio ad Azzate e dal 2006 l’atelier bottega nel salotto buono di Varese. «Ogni mio gioiello è un pezzo unico – spiega Caffi – Racconta la storia del cliente che lo infosserà. Fondamentale quindi è capire a fondo la persona ch’essi ha davanti».

Nessuno sbaglio è ammasso. «È difficile ma un lavoro creativo ti rende libero da mode o tendenze», aggiunge Caffi che è tornato come insegnante nella scuola gallaratese che lo ha formato. «Gli studenti poi vengono in bottega per lo stage – aggiunge – questa professione è preziosa e non deve andare perduta». La sua ricetta anti crisi? «Con le chiacchiere non si arriva a nulla, lo dico anche ai politici – conclude – Bisogna rimboccare le maniche. Cercare e adattarsi sino a quando non si arriva a fare ciò che si vuole. Se cerchi e ti adatti il lavoro c’è».

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