Quel racconto lungo sei ore che ci emozionò tutti

BUSTO ARSIZIO Pubblichiamo questo scritto dello storico Luigi Giavini sulla scomparsa di Mario Ferrazzi.

La commozione è talmente forte che se non avessi qualcuno da
rendere partecipe di quello che sento mi sembrerebbe di fare un torto a
una grande persona.

Alpino, reduce della campagna di Russia, portò in sè
per sempre l’insieme di senso del dovere, di sofferenze, di amicizia, di
ribellione verso alte sfere inette e soprattutto verso l’ipocrisia di
chi sfruttò la sofferenza altrui per fare “carriera”. La sua amicizia è
stato uno dei doni più belli del Signore. Presidente per lungo tempo
della Fondazione Ferrazzi-Cova della Scuola Agraria di Villacortese,
l’incontro conviviale per la fine dell’anno scolastico (ospite
privilegiato con Ginetto Grilli e Mariolino Rimoldi) rimarrà sempre nel
mio cuore per gli insegnamenti dei suoi racconti e per la conoscenza
divenuta amicizia con persone straordinarie a cominciare da Sandro
Ubbiali, factotum instancabile nella gestione.

Il segreto delle “bollicine” (di rinomanza nazionale) prodotte nella scuola stava nell’entusiasmo, nella passione e nel rapporto solare tra tutti. Il più
bel ricordo una sera a casa sua quando andammo a trovarlo e il discorso
cadde sulla guerra di Russia: cominciò a parlare alle 9.30 e continuò (senza che ci accorgessimo del passare del tempo ) fino alle due di notte.
Era un “signore” di quella razza che oggi sembra estinta ma che spero
che “covi” ancora sotto la cenere.

m.lualdi

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