«El segna semper lu», Neto Pereira signori. Il nostro Ronaldo, fragile ma impareggiabile, insostituibile nel cuore dei varesini. Rivederlo anche solo in tribuna provoca sempre un tuffo al cuore, quella dolce nostalgia delle vittorie all’Olimpico di Torino, degli anni della Serie B che chissà se torneranno. La domenica degli ex ha portato bene al Varese. Sulla panchina ospite sedeva l’ex portierone biancorosso Maurizio Brancaccio, sugli spalti del
Franco Ossola c’era invece Neto Pereira, uno che ex non sarà mai, a dire il vero. Il brasiliano attualmente gioca al Padova ma è fermo per infortunio, ed ha approfittato della domenica per assistere al successo dei biancorossi dalla tribuna. Abbiamo avuto l’occasione per parlare con lui, tra una terapia e l’altra. Ed è sempre un piacere.
Bene, sto facendo terapia. Mi sono operato una settimana fa al menisco, ne avrò per altre tre settimane. Il recupero prosegue bene, spero di rientrare in campo al più presto.
La realtà è che è sempre un piacere tornare allo stadio e vedere ancora tanta gente che continua a seguire il Varese nonostante le difficoltà che ha passato la società e nonostante la categoria. Ho sempre pensato che il Varese avesse un pubblico speciale, questa è una conferma ulteriore.
L’accoglienza è bella ed emozionante ogni volta che torno in questo stadio. Percepisco affetto nei miei confronti e questo mi rende orgoglioso, sempre. È stupendo sapere di aver lasciato un buon ricordo, ancora di più lo è scoprirlo ogni volta che torno grazie al calore di questa gente. Per me è una cosa unica, Varese resta sempre casa mia.
Sì, mi capita spesso di sentire Francesco Luoni, che è stato anche mio compagno di squadra. Mi ha scritto il giorno della mia operazione, mi ha fatto piacere. Ma non solo lui, sono rimasto in contatto con tantissime persone, tantissimi amici.
Un buon Varese, devo dire. Ha espresso a tratti del buon gioco, mi ha fatto una piacevole impressione. Pur in una gara non dominata, ha lasciato intravedere sprazzi di buone giocate, di bel calcio. La squadra mi sembra comunque pronta ed attrezzata per lottare al vertice e giocarsi la vittoria del campionato. Me lo auguro, più che altro, ma sono fiducioso dopo domenica.
Parto dicendo che già al termine della stagione scorsa io avevo dato la mia parola al Padova per rinnovare il contratto di un altro anno, quindi c’era un accordo affinché io restassi per un’altra stagione lì. Però è vero, ho ricevuto una telefonata di cortesia da un dirigente, che tra l’altro ora non è più al Varese (Giorgio Scapini). Mi ha fatto davvero tanto piacere, lo ammetto.
Adesso sono al Padova e penso all’obiettivo stagionale, ossia quello di centrare la promozione in Serie B, o quantomeno entrare nei playoff. Per il futuro c’è tempo, certo non ho mai nascosto a nessuno l’affetto che provo per Varese, per la città, per questi colori, per questi tifosi. Però le cose si fanno in due. Io, ripeto, ho Varese nel cuore ma ora è prematuro parlarne. A fine stagione, chissà: mai dire mai.