Nella stanza dei bottoni al Franco Ossola il telefono squilla senza sosta. Agenda (piena) sotto mano, dietro la scrivania, con un telefono bollente in mano, c’è il direttore sportivo Alessandro Merlin, immerso totalmente nella costruzione della squadra del futuro. Con la possibilità Lega Pro – su cui la società sta lavorando dopo l’accordo con lo Sporting Bellinzago – che resta per ora sullo
sfondo, l’attenzione è concentrata sulla costruzione di una serie D coscienziosa ma di alto profilo, per provare l’assalto ai professionisti a un anno di distanza dalla cavalcata in Eccellenza seguente alla rinascita dalle ceneri del fallimento. Per Merlin – cuore biancorosso, cresciuto sugli spalti del Franco Ossola da tifoso e nel settore giovanile del Varese da giocatore – una sfida difficile e meravigliosa.
La pressione c’è, la stessa che avevo da giocatore (Merlin ha un lungo curriculum tra C2 e Serie D, ndr) e ora da direttore sportivo, ma non la sento perché faccio quello che mi piace e mi appassiona. La mole di lavoro è enorme ma io, come la città e i tifosi, ho aspettative molto alte.
Non è facile trovare un target di giovani di alta fascia. Si tratta con giocatori di società di serie A e B, che sperano di giocare in Lega Pro o nelle formazioni Primavera: bisogna convincere il giocatore, il procuratore, la famiglia e le società di appartenenza, poi iniziare una trattativa. I giovani spostano gli equilibri: in base al settore del campo in cui li trovi forti, devi
costruire il resto di conseguenza. Anche rinunciando, se necessario, a determinati giocatori. In questo momento, con il mercato dei livelli superiori in stallo, tutti cercano di tirare in lungo. Ho una lista enorme di nomi: ci lavoro. La presenza di altre società in un raggio ristretto rende il tutto più difficile, perché ci si trova spesso a cercare gli stessi giocatori: a quel punto contano bravura e conoscenze.
Ovviamente confermare Bordin avrebbe senso. Ma avere in porta un over, appunto, significa avere quattro under di movimento: tutto gira intorno al livello dei giovani che si riesce a prendere. Se sarà necessario sacrificarlo, andrà in prestito con l’accordo di tornare appena possibile.
Tutto. La società sta valutando questa possibilità: io non ne conosco i dettagli, per cui proseguo in quello che sto facendo. Se dovesse accadere, nessun problema: reset completo e si riparte. Il tempo c’è.
In Eccellenza ci sono 14 squadre che giocano “da dilettanti”: per esempio allenandosi alla sera. In D si gioca da “professionisti”: cambiano ritmo, fisicità… La squadra per forza di cose deve crescere sotto determinati aspetti. E, soprattutto, per quelle che sono le volontà del Varese, servono curriculum di giocatori di alta classifica.
Dovevamo lavorare insieme, io sugli over, lui sugli under. A livello personale mi dispiace molto perché abbiamo un ottimo rapporto. Nella vita però ognuno fa le sue scelte e io le rispetto. Dal punto di vista operativo al mio fianco ora c’è Roberto Verdelli e la sua grande competenza. Andiamo avanti, lavoriamo.
Di Iacolino abbiamo raccolto la disponibilità nel caso in cui volessimo stravolgere ciò che c’era. Poi però abbiamo deciso di tenere Melosi e siamo contenti di questa scelta.
L’idea iniziale era di tenerlo. La nostra offerta era di fatto pari a quella della passata stagione, ma da raggiungere per obiettivi. Ovvero: siamo saliti insieme e ti siamo grati di ciò che hai fatto; oggi ci si presenta una nuova scommessa: mettiamoci in gioco insieme. Marrazzo ha rifiutato. Giustamente, perché è il suo lavoro: forte dell’annata passata e di una piazza che l’ha amato e apprezzato, ha provato ad ottenere una certo ingaggio. A quel punto ci siamo fermati, per capire se il mercato offre, alle cifre che riteniamo giuste, un giocatore di pari o superiore livello. Una normale trattativa: che può concludersi con un sì o con un no.
In quel ruolo, fondamentale, cerchiamo un giocatore di alto profilo. Un over che venga dalla Lega Pro o comunque con campionati importanti alle spalle.
Queste trattative nel calcio sono normali. La Juventus vendette Zidane, il Milan Shevchenko: perché il Varese non può fare certe scelte? Ovviamente ci vuole del tempo per lavorare dopo aver preso queste decisioni. Le squadre si fanno tenendo conto del budget, conoscendo i giocatori, vedendo il mercato cosa offre in un determinato momento, considerando il prezzo che ritieni giusto. Bisogna stare tranquilli, lavorare con calma, valutare ogni possibilità. Il Varese è ripartito da zero, oggi ha un centro sportivo di allenamento ed è reduce da un campionato perfetto. La società ha dimostrato forza: merita fiducia.
Perché sono tre giocatori forti e tre uomini veri. Che hanno rinunciato anche a dei soldi pur di vestire questa maglia.