Questo Cassarà è peggio dei Turri: saprà chi sono?

L’editoriale di Andrea Confalonieri post Perugia - Varese

Nel mondo alla rovescia di Cassarà è lui che si permette di fare le morali agli altri, dall’alto del suo piedistallo immacolato, ma casca male. Nell’ultima, tragicomica uscita di un presidente che non è degno nemmeno di allacciare una stringa a Casati, Borghi, Claudio Milanese, Maroso, sempre che sappia chi siano (dopo “Nirto Pereira”, come li chiamerà: “Morghi” e “Marosa”?) , il signore di cui sopra individua le colpe della retrocessione: «Un grande presidente (sigh) con tutto il suo entourage – dice a tuttomercatoweb – deve capire cosa non funziona. Alcuni giornalisti, parlo della stampa locale, hanno fatto morire il Varese ancora prima che morisse (…) Poi, oltre alla sfiga con gli arbitraggi, abbiamo avuto tanti infortunati».

Il Varese che a 7 giornate dalla fine si trova “appena” a 12 punti dalla salvezza e rischia di stracciare il record negativo di sconfitte, gol subiti, umiliazioni, contestazioni, dirigenti licenziati, punti fatti in 21 campionati di B e 105 anni di storia, starebbe combinando questo po’ po’ di sciagura per colpa di certa stampa locale, della sfiga degli arbitraggi e degli infortuni.
Il presidente di se stesso aggiunge che Bettinelli tra un anno non sarà più l’allenatore (che fiuto da segugio), come se tra un anno Cassarà fosse ancora il presidente del Varese!
Ma come è possibile che qualcuno possa credere e dire tutto ciò senza che alzi un ditino per obiettare qualcosa nemmeno un Silvio Papini, che conosce la storia (del Varese, delle persone) e adesso è pure vicepresidente?

Mario e Claudio Turri (qualcuno spieghi a Cassarà chi sono, prima che se ne accorga da solo entro brevissimo) portarono il Varese nell’abisso senza far ridere, gettando dalla finestra decine di milioni di euro, rovinandosi la vita e la reputazione. Almeno avevano una dignità e quella tragedia fu una tragedia, non una barzelletta. Qui il primo che passa non solo lo eleggono presidente in cambio di un pugno di mosche, ma lo fanno pure parlare e offendere, trasformando una cosa seria in una pagliacciata. E magari sperano anche di non dovere rispondere dei loro atti, opere e omissioni quando verrà il momento del giudizio.