Il ruggito del Franco Ossola, profondo, rabbioso, fiero. I cori della curva per l’Alfredo («Uno di noi»), lasciato con Luca Alfano dietro la rete, lontano dal suo posto. Mister Baiano con Paolo Basile sul tetto degli spogliatoi, come faceva Beppe Sannino. La puntina di bomber Scapini, astuto rapace. La manona di Pissardo, forte e puntuale. I muscoli di Bottone, gonfi di acido lattico e di orgoglio. Il fumo delle castagne,
che riempiono l’aria di curiosa familiarità. Il sigillo del 10, di elegante grinta e aggressiva tecnica. E, di nuovo, il ruggito del Franco Ossola, che rimbomba fino a Chieri (dove la capolista rientra con un 3-1 sul groppone incassato a Carate: Varese ora a -1) e traccia la strada da seguire: questo sì, è il Varese che serve. Che conosciamo. Che fa paura. Che può arrivare dove vuole arrivare.
Biancorossi in campo col 4-4-2 dopo l’infortunio di Calzi. Dalla parte opposta un 4-3-1-2 fluido, dove l’unico punto fermo è il vertice basso Rebolini, mentre il resto del comparto di centrocampo si alterna rinforzando l’attacco e allargando il campo. Baiano si sgola da lontano, Merlin tiene alta l’attenzione dal limite dell’area tecnica: ci vuole un po’ di tempo per prendere le misure con il nuovo schieramento. E il Varese lo fa rimanendo compatto, accorto. Umile, ma non dimesso, nel contenere. Per 20’ non succede nulla: si registra solo la tirata di orecchie che parte dalla curva nei confronti dell’arbitro, reo di non aver ammesso l’Alfredo al suo posto a bordo campo.
Al 22’ squillo nerostellato: angolo di Rebolini, blitz e incornata di Cardini, alta. Sempre su corner la risposta, più pericolosa, dei biancorossi (25’): Giovio va tagliato da sinistra, Poggio non si muove sul pallone in transito nel cielo dell’area piccola, Ferri però sul secondo non trova la giusta coordinazione per correggere a rete. Si scalda Pissardo nel frattempo: sicura la presa su Cardini (26’), ottima la respinta su Pavesi (27’). Poi, il graffio e il primo boato.
È il 35’ quando Giovio ributta fuori dall’area su Becchio. L’ala, di forza, conquista la linea di fondo su Mazzucco e mette dentro, rasoterra, per Scapini: il bomber controlla e, in un istante, colpisce con la puntina, secco, tra le gambe nerostellate. La palla passa, si appoggia al palo e varca la linea, il numero 9 morde la maglia e vola a festeggiare. Il Casale accusa, il Varese alza la voce. Viscomi da centrocampo cerca un gol pazzesco, facendo finire nella rete il Poggio, in rientro disperato tra i pali (37’, dentro l’Aldo Cunati con la scala a riparare un piccolo danno). Portiere ospite che, al 42’, nega il raddoppio a Scapini: Talarico sfonda e spara a filo d’erba in area piccola, dove il numero 9 trova l’anticipo sul diretto marcatore ma anche il miracolo del numero 1 piemontese, che ribatte d’istinto e salva la sua porta.
Non è l’Eccellenza, si sa. E si vede dalla reazione del Casale. Che, al 1’, prova subito il colpaccio con Cardini che riceve tra le linee e sgancia un missile diretto all’angolino basso del primo palo: un gol bellissimo, meritati applausi. Ah, no: ci arriva Pissardo, con un colpo di reni potente e la mano aperta, polso rigido, a spingere in angolo il tracciante. Gesto enorme e intervento decisivo per rimettere subito il Varese sul pezzo. Insieme a Giovio, che al 13’, su punizione dallo spigolo sinistro, va con un tiro teso (come a Caronno) che scavalca la barriera e corre verso l’incrocio, dove sbuca Poggio, intelligente nell’anticipare il tentativo e allungare, non senza difficoltà, in angolo.
Il Casale ha altre due cartucce e non esita a spararle. Movimento a ricciolo di Pavesi, che va sul sinistro e fionda in diagonale (14’): Pissardo si sdraia, apre la manona (l’altra) e spinge via il pericolo. Cross da destra di Duguet che rimbalza in area, con Pavesi che si attorciglia e la spizzica di testa: i distinti soffiano, la palla si impenna e esce dopo aver baciato la traversa (17’).
Un gol è nell’aria: per segnarlo bisogna volerlo più dell’avversario. Bisogna conquistarselo, con la rabbia, il cuore, gli attributi. Quelli da Varese (20’): Scapini in pressing scippa Dansu a metà campo e spedisce Giovio in uno contro uno con Cintoi. Dalla manica sinistra della maglia rossa in corsa sbuca una pantera nera, che ruggisce insieme al Franco Ossola. Giovio aggredisce di forza, passo corto e potente, controllo totale, sguardo da killer. Il difensore rincula, impaurito, fino al limite dell’area. Una frazione di secondo e arriva il morso: palla spostata sul destro, proiettile all’angolino, boato. 2-0, partita chiusa. In tribuna qualcuno rischia di svenire da quanto urla forte mentre il 10 vola in panchina per un abbraccio collettivo. Profondo, rabbioso, fiero. Da Varese. Quello vero.
: Pissardo; Talarico, Ferri, Viscomi, Granzotto (Bonanni dal 39’ st); Rolando (Cusinato dal 47’ st), Bottone, Zazzi, Becchio; Giovio, Scapini (Piraccini dal 33’ st). A disposizione: Consol, Luoni, Simonetto, Salvatore, Musso, Lercara. All. Baiano.
: Poggio; Mazzucco, Cintoi, Marianini, Villanova; Duguet, Rebolini (War dal 37’ st), Ibrahim (Dansu dal 46’ pt) (Morero dal 29’ st); Garavelli; Pavesi, Cardini. A disposizione: Carlucci, Labano, Priolo, Martinetti, Zaia, Birolo. All. Rossi.
: Pascarella di Nocera Inferiore (Lenza di Firenze e Vannini di Siena).
– Spettatori: 1800, di cui un centinaio da Casale. Ammoniti: Bottone (V); Mazzucco e Villanova (C). Angoli: 5-8; fuorigioco: 0-1; tiri (in porta): 15 (7) – 13 (8); falli: 10-15; recupero: 4’ + 4’.