Avrete già letto il mio editoriale in prima pagina, avrete capito sfogliando le pagine che ho voluto fare, nel mio giorno da direttore, un giornale diverso. Un giornale, insomma, fatto “solo di cose belle”.Per lo sport, vale la stessa regole: parliamo di cose belle perché anche qui, anche in queste pagine, ce n’è un gran bisogno. Insomma, parliamoci chiaro: le brutte notizie non mancano nemmeno nel mondo dello sport. Tifosi violenti, polemiche, società che falliscono, gente che litiga. E allora proviamo a portare un po’ di positività, un po’ di cose belle anche qui: ce n’è bisogno.
Il problema, anche nello sport, è che la gente si guarda attorno e non riconosce più quello che vede. Squadre che cambiano giocatori tutte le settimane tanto che è impossibile affezionarsi a qualcuno, formazioni infarcite di stranieri dai nomi impossibili da ricordare, società che proprietari improbabili si scambiano come fossero caramelle. E i tifosi restano lì, imbambolati, che non capiscono più quello che gli sta succedendo: tanto che l’unica cosa che possono fare è stare a casa, e infatti gli stadi si svuotano.Da più parti si dice, e io sono perfettamente d’accordo, che bisogna recuperare le nostre tradizioni. Gli spettacoli della Teresa si aprono sempre in un cortile perché da lì siamo partiti e lì dovremmo ritornare. Anche nello sport? Sissignori. Gli esempi positivi, da questo punto di vista, si contano sulle dita di una mano: e i risultati sono qui, davanti agli occhi di tutti. Eppure ce ne sono, e siccome questo è il giornale delle cose belle ne voglio parlare.
Ho seguito quello che sta succedendo quest’anno al Varese. E attenzione, parlar bene del Varese per un legnanese come me, che la maglia del Legnano l’ha vestita per davvero ed è arrivato a giocare fino alla serie C non è mica così automatico. Quindi, fidatevi: se lo faccio, è perché ci credo per davvero. Dopo il fallimento, il Varese è rinato: partendo dal basso, dall’Eccellenza, ma facendo le cose per bene. Una società fatta di persone che la gente conosce, persone di Varese di cui è naturale fidarsi e che puoi incontrare al bar la mattina. Un calcio “pane e salame”, contrapposto a quello sport da nouvelle cuisine che è tutta apparenza ma che poi ti fa alzare da tavola che hai ancora fame. E infatti, guardate un po’, questo Varese dei varesini piace: piace alla gente, che riempie lo stadio facendo registrare dei numeri che alcune squadre di serie B si sognano. Ecco, vedete? Per trovare delle belle storie non c’è bisogno di fare tanta strada: ce le abbiamo qui dietro casa, a volerle vedere. E allora il segreto forse è davvero questo: troviamo il bello che c’è attorno a noi. Torniamo al cortile, torniamo agli spettacoli della Teresa. Il calcio è lo sport più semplice del mondo, ed è lì che dobbiamo tornare. Bastava un pallone mezzo sgonfio, un gruppo di amici, quattro sacchi della spazzatura per fare le porte: ed era fatta. E l’arbitro era la mamma, che quando ci chiamava per la cena dava il fischio finale delle nostre partite che duravano tutto il giorno.