Il signor Quinto Brilli, novantanove primavere, è il giardiniere storico di Varese, e domenica ha presenziato in forma smagliante ad Agrivarese con la figlia Rita omaggiato dagli amici ed ex colleghi riuniti per la kermesse. «Sono molto legato ai Giardini Estensi: per noi varesini sono tutto, ci teniamo che siano sempre in ordine e che ci sia una buona vista: ci sarebbe qualcosa da migliorare, ma si fa sempre quello che si può» commenta il veterano del verde pubblico.
Nato a Chianciano Terme nel 1915, quinto di otto fratelli, nel 1930 fa conoscenza con l’agronomo milanese Ingegnoli, che aveva in Toscana alcune proprietà da sistemare: «Ti, fioeu, ven chi a tener la bindèla” (il metro)» gli chiede l’agronomo. La madre lo fa partire apprendista per Milano: è un lavoro d’oro.
Quinto rimane tre anni nelle serre degli Ingegnoli, fino all’incontro con l’agronomo romano Ferraguti, che lo porta alla Malpensa nella zona della Caproni, vicino alle case nuove, dove il Duce aveva creato un campo sperimentale di ben duecentotrentamila alberi da frutto. È grazie a Ferraguti che a diciotto anni fa ingresso in casa Toeplitz: il professore era molto amico della signora Edvige, che affida il suo frutteto al giovane apprendista.
Edvige Mrozowska, la seconda moglie di Giuseppe Toeplitz, ex attrice ed intrepida esploratrice, amava fortemente i suoi giardini in costruzione; aveva fatto arrivare dall’Oriente alcuni esemplari curiosi, ma in particolare era il frutteto a catturare la sua anima, quasi come fosse il figlio mai arrivato. Nelle notti di tempesta correva fuori all’impazzata a salvare peri e meli dalla furia della natura.
Oggi quel nobile “pummarium” di carolingia memoria non esiste più: il terreno è stato fagocitato dall’ampliamento del cimitero di Sant’Ambrogio, dove riposano Edvige ed il marito, e sulla cui tomba Rita e il suo papà portano sempre un fiore. Quinto parte militare e nel ’38, al ritorno a Varese, Toeplitz è appena mancato. Dopo il matrimonio con Lina, una ragazza di Sant’Ambrogio, Quinto torna per qualche anno in Toscana a lavorare come sottofattore per la tenuta della Cassa di Risparmio di Treguanda.
Durante gli anni della guerra Lina insiste per tornare a Varese. Andranno prima a Travedona, dove Quinto si reinventerà un mestiere e fra le altre cose darà vita ad una grande piantagione di pesche in quella villa sulla collina dove prestava servizio: la sua passione, affinata da ragazzino, sono la frutta e l’orto. Nascono i tre figli; nel frattempo ritorna a Varese, questa volta come responsabile dell’enorme orto di Villa Cattaneo, oggi Villa Mylius: e anche in questo caso, del campo che coltivò con passione Quinto non è rimasto niente.
Il signor Brilli diventa via via il giardiniere di varie ville padronali varesine, fino ad approdare alla ditta Gervasini, che ha le serre dove c’è la piscina comunale. Lì Quinto assieme ai suoi colleghi accudisce i fiori destinati ad abbellire tutta Varese, dai Giardini pubblici alle Ville Ponti passando per tutte le aiole fiorite della città sino ad arrivare alla fiera di Milano: «Lavorava in serra e poi lo mandavano nei giardini ad interrare le piante ed i fiori» racconta la figlia Rita.
Nemmeno la pensione lo allontana dalla terra. «Fino a due anni fa curava personalmente il suo orto personale e andava a tagliare e tener pulito quello del figlio e dei suoi amici, che inondava di verdure». E domenica i Giardini splendevano tutti per lui.n Laura Pantaleo Lucchetti
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