Redditi pubblici per i sindaci? I primi cittadini si dividono

VARESE – Dichiarazioni dei redditi pubblici per i sindaci? Scoppia il caso. A guidare la fronda contro l’obbligo di pubblicare le proprie dichiarazioni dei redditi è il varesino Attilio Fontana. «Fanno bene i sindaci che si rifiutano di depositarli: perché la stessa regola non vale per i professionisti che hanno rapporti con la pubblica amministrazione?».

Il sindaco di Varese da anni, così come il collega bustocco Gigi Farioli è tenuto per legge a rendere noto non solo il suo modello 740, ma anche le partecipazioni in società, i titolo obbligazionari posseduti, le proprietà immobiliari. Un obbligo per i Comuni con più di 50mila abitanti, che nel dicembre scorso il governo ha esteso a quelli con più di 15mila residenti.

«È una norma di assurda demagogia», incalza Fontana, «quei dati lo Stato già li possiede, se l’ufficio delle imposte ritiene che ci sia qualcosa di anomalo può fare tutti i controlli». Ma vedere il proprio reddito sui giornali «è una squallida manovra propagandistica». «Perché non si applica a chi lavora con i Comuni? A tutti gli imprenditori e ai commercianti? Perché un evasore, se è un amministratore, è diverso dagli altri? La realtà è che lo sono tutti allo stesso modo».

Tra i contrari al provvedimento c’è anche il sindaco di Somma, Guido Colombo, e quello di Cassano Magnago Nicola Poliseno. Ma non mancano le voci a favore, come quella del sindaco di Samarate Leonardo Tarantino, quello di Saronno Luciano Porro e la prima cittadina di Tradate Laura Cavalotti. Il dibattito è solo all’inizio

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b.melazzini

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