– «Vogliamo un mondo nuovo dove gli uomini si scambino sensibilità». Questa è una delle frasi che ha caratterizzato l’incontro svoltosi la scorsa settimana tra associazioni di volontariato oncologico e Patronato. Prevenzione, diagnosi precoce, miglioramenti nelle cure: per la prima volta, i casi di guarigione dal cancro superano quelli di morte.
Il messaggio che con questa iniziativa si intendeva dare è quello di migliorare il sistema di informazione sulle tutele delle persone affette da patologie oncologiche.
«Il volontariato ha un compito fondamentale in ambito sanitario, poiché senza sostituire il ruolo di medici, infermieri e assistenti, offre un supporto al malato e alla famiglia – commenta il presidente di Villa Recalcati, , che ha ospitato l’incontro – L’amministrazione che ho il piacere di guidare cercherà di essere il più vicina possibile alle realtà di volontariato che operano in campo sanitario, ma anche culturale e sociale».
Le necessità di cura e assistenza del malato di cancro non si esauriscono con i trattamenti terapeutici di vitale importanza. Lo sanno bene i volontari che operano all’interno delle numerose associazioni di volontariato oncologico presenti sul nostro territorio. Andos, Andos Insubria, Caos, Lilt, Varese per l’Oncologia: tutte queste associazioni si sono ritrovate per dare risposte non solo in termini di eccellenza tecnico-scientifica delle cure, ma anche di capacità di risposta ai molteplici bisogni complessi ed impellenti delle pazienti.
«I diritti del paziente oncologico devono iniziare a far parte della cura – spiega , presidente Caos – La tutela dei diritti di questi pazienti è una medicina, é un concetto culturale. Per i pazienti oncologici, il 40% della cura dipende dalla variante psico-sociale».
Le finalità che si prefigge il volontariato in oncologia è quella di indagare e far conoscere i bisogni globali della persona affetta da tumore e della sua famiglia; promuovere presso le istituzioni la cultura interdisciplinare del “prendersi cura”, realizzare consapevolezza nella relazione di aiuto, efficienza professionale e lavoro di rete delle intelligenze esistenti. I vari protocolli internazionali danno la misura di come la comunità scientifica abbia particolare attenzione a una cultura interdisciplinare che attribuisca particolare attenzione
all’acquisizione di nuove competenze relazionali e culturali per far fronte ai bisogni molteplici connessi alla gestione di una malattia cronica ed invalidante come il cancro. È radicata la convinzione che le associazioni di volontariato, proprio per la loro peculiare vocazione di essere “dentro i problemi”, debbano acquisire un ruolo di movimento d’opinione, di voce autorevole e di protagonismo attivo nel panorama delle scelte strategiche istituzionali che riguardano le possibili risposte ai bisogni dei pazienti.
In particolare, le associazioni possono e debbono assumere un ruolo di portavoce dei bisogni veri dei pazienti oncologici e delle loro famiglie, al fine di stimolare le Istituzioni e le realtà scientifiche a realizzare scelte e servizi che si incontrano con quelle necessità vere, reali e spesso taciute di un utenza che già porta in sè il “pudore” e “la colpa” della malattia.
La convinzione è che solo attraverso la conoscenza e la documentazione dei bisogni si possono sviluppare strategie di interventi più adeguate al proseguimento di una migliore qualità di vita e di cura. «La legge riserva alle associazioni di volontariato – precisa Reguzzoni della Lilt – un ruolo sempre più importante nell’attività sanitaria».