«Resto a Varese per studiare da dirigente»

«Un anno fa firmai da coach: non ero Naismith allora, non sono un coglione adesso. Ho sofferto tanto. Le offerte ci sono state, ma voglio imparare da Arrigoni e Moretti. Poi, magari, farò come Capello...»

Il Poz non ha bisogno di introduzioni, di didascalie, di presentazioni. Soprattutto qui, nella città del suo destino, quello meraviglioso e impagabile, ma anche quello gramo che ti torce le budella perché arriva malefico a spezzare un sogno. Il Poz è cuore e anima che emergono dopo mesi di silenzio: a loro la parola.

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Rimanere, rimanere e ancora rimanere. Lo penso da quando ho smesso di allenare. Ritengo di poter essere utile alla Pallacanestro Varese in varie forme, dobbiamo solo riuscire a trovare il percorso giusto per farmi diventare quello che vorrei: un dirigente. Ho fatto il giocatore, il commentatore televisivo e il coach: mi manca questo. Aggiungo che in società sono contenti che io rimanga: magari non tutti, ma la maggior parte delle persone mi vede come un’opportunità. Non ci sono controindicazioni quindi, e la presenza di Arrigoni e Moretti mi stimola ancora di più.

Bruno è stato mio allenatore in seconda, lo conosco bene e so di poter imparare tantissimo da lui. Posso essere forse considerato un po’ ingombrante, anche scomodo, ma sono sicuro che mi darà la possibilità di dimostrare chi sono: e io ce la farò, con umiltà. L’ho capito già da questi primi giorni. Moretti è un altro grande personaggio e mi piacerebbe un giorno collaborare anche con lui.

Ho voglia di apprendere un mestiere diverso, in settori diversi, dal marketing al lavoro con i giovani. D’altronde la prima cosa che avrei desiderato fare una volta concluso con il basket giocato è proprio il dirigente. Poi è arrivata l’opportunità di Capo d’Orlando, quindi la possibilità di venire a Varese.