«Ricordo la voce rauca del Cumenda» Morse abbraccia Borghi

È tornato ancora una volta «a casa». E in questo caso non poteva proprio mancare. Bob Morse, ovvero: quando il nome è già più che sufficiente perché tutti capiscano di che cosa si sta parlando. Il grande basket, quello che ha fatto la storia di Varese. Campioni assoluti, trionfi mitici.

Morse, che della Città Giardino è cittadino onorario, è arrivato ieri, in un giorno speciale per tutti coloro che hanno vissuto l’epopea della grande Ignis, ma anche per i più giovani, che hanno avuto modo di conoscere meglio quell’epoca straordinaria, guardando la tv.

Già perché proprio ieri sera Rai 1 ha trasmesso la prima parte (la seconda stasera) della fiction che ricostruisce la vita del Cumenda, Giovanni Borghi (interpretato da Lorenzo Flaherty), imprenditore che ha lasciato un segno indelebile nel mondo dell’industria e dello sport. «Innanzitutto, sono felice di essere di nuovo qui e di poter rimanere a Varese per qualche giorno» raccontava ieri sera Bob Morse, poco prima di raggiungere gli stabilimenti Whirlpool di Comerio per assistere alla proiezione della miniserie su Borghi. «Sono davvero curioso di vedere questa fiction, che ricostruisce la storia di una persona che è stata davvero importante per Varese».

Poi spazio ai ricordi personali e agli aneddoti. «Quando iniziai a giocare con la maglia della Pallacanestro Varese, Giovanni Borghi si era già ritirato da tempo dalla presidenza del club. Ricordo però di averlo incontrato qualche volta e di aver fatto con lui qualche chiacchierata. Ricordo quella sua voce rauca, con cui amava esprimersi».

Morse infatti arrivò a Varese nel 1972, nel pieno del fenomeno Ignis, conquistando in biancorosso 4 scudetti, 3 Coppe dei Campioni e una Coppa Intercontinentale. «Ho tanti ricordi meravigliosi legati alla mia esperienza di giocatore, ma forse il più straordinario è quello relativo al trionfo nella Coppa dei Campioni 1975» racconta Bob Morse. «Arrivammo a giocarci la finale contro il Real Madrid, strafavorito, anche perché noi avevamo perso per infortunio Dino Meneghin. La Gazzetta dello Sport scrisse che era lecito sperare al massimo di non uscire sconfitti con eccessivo distacco. E invece tutta la squadra disputò una partita incredibile e alla fine vincemmo di 13 punti. E non c’è dubbio che i trionfi inaspettati siano i migliori».

Trionfi che sono invece mancati in questa sfortunata stagione biancorossa. «Non sono in grado di commentare approfonditamente, ma credo che innanzitutto la salvezza sia un risultato importante, anche se il campionato, quest’anno, ha offerto meno soddisfazioni rispetto al precedente. Ma, comunque sia, il basket a Varese resta sempre una grande realtà», conclude Bob Morse.

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