Marchionne vuole rispettare la legge? No, è il giudice che deve rispettarla e il singolo deve rispettare la decisione del giudice: lo dicono anche i politicanti presi con le mani nel sacco. Purtroppo lo deve dire anche chi ha subito un’ingiustizia.
La legge, invece, si può sempre cambiare. Ma anche la sentenza non definitiva, quando non abbia rispettato la legge o quando la legge ingiusta sia stata cambiata: purtroppo entrambe le cose sono nelle mani o di un parlamento di politicanti o nelle mani di altri giudici (e certo la Cassazione di oggi non è più quella di alcuni decenni fa).
Mario Grosso
Gallarate
Marchionne non ha messo in dubbio il rispetto della legge. Ha criticato che ci sia una certa legge. E che l’Italia rappresenti, sul versante giurisdizionale e in molte circostanze, un Paese diverso da altri Paesi.
Questa sua atipicità lo rende meno concorrenziale, meno appetibile agl’investimenti, meno predisposto a un futuro di modernità industriale. Non ha rivelato nulla di nuovo, Marchionne: semplicemente confermato una realtà su cui convergono altre e autorevoli opinioni. Non solo italiane. Si può facilitare la vita alle aziende senza danneggiare quella dei lavoratori? Si può. Basta avere idee chiare, il coraggio di discuterne apertamente, la risolutezza a renderle operative dopo il confronto. Naturalmente la magistratura opera come deve: ci sono delle norme, ed è tenuta a farle applicare. Questo non è folclore nazionale, questo è rigore professionale (istituzionale). Semmai sono le leggi, parecchie leggi, che andrebbero rilette e rivedute. Non solo a proposito di lavoro. E tocca alla classe politica dedicarsi all’incombenza. Ma la classe politica non vi si dedica, preferisce l’indugio, il rinvio, l’aggiunta di complessità alla complessità esistente, anziché la sua semplificazione.
Lo ha appena ricordato Confindustria: l’Italia si trova in una depressione da periodo post bellico, ma gli strumenti politici che potrebbero metterla bene appaiono peggiori del male economico.
Max Lodi
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