Riforme forzate? Il vero problema sono i “no” ciechi

Il porcellum, bocciato tecnicamente per incostituzionalità sia dalla Corte Costituzionale che dalla Cassazione, ha prodotto in 10 anni i seguenti danni psicologici alla politica:

1) I parlamentari, essendo nominati, sono di fatto dei dipendenti dei segretari dei partiti.
2) Hanno perso l’autonomia della loro funzione come riconosciuta essenziale dall’art. 67 della Costituzione.
3) La loro nomina, essendo un fatto interno dei partiti, li ha isolati dagli elettori.

Ed ecco che sono tutti ricattabili, dai segretari dei relativi partiti. La cosa più grave è che un presidente del consiglio nominato si permette di ricattare i suoi deputati nominati violando l’art. 67 della Costituzione coartando il «nessun vincolo di mandato» con minacce nemmeno velate. Siamo passati da riforme largamente condivise con la più ampia maggioranza a “strettamente estorte” alla minima maggioranza possibile.

Francesco Degni

Siamo (forse: ma è davvero così?) a questo, anche per il rifiuto delle minoranze fuori del Pd a confrontarsi con la maggioranza del Pd sulle riforme. Se Forza Italia non avesse fatto marcia indietro, si farebbero discorsi diversi. E figuriamoci se Lega, Movimento 5 Stelle e altri fossero entrati nel merito del dibattere anziché starne fuori.

È inutile gridare al cambiamento del Paese, quando poi ci s’immobilizza nel no a qualunque modifica. Per parziale, difettosa, emendabile che sia. L’introduzione delle novità procura spesso disagi. In Italia, è la causa d’una condizione di shock che induce a comportamenti incomprensibili. Tipo quelli dell’ala dei democrats avversa a Renzi per principio, più che sui princìpi delle sue ipotesi di revisioni legislative.

Max Lodi