Rifornivano di droga i coetanei Presi quattro baby-pusher

Spacciavano tra i coetanei delle scuole di Busto Arsizio, rifornendo di marijuana giovanissimi consumatori di droghe leggere ma nelle ultime ore i carabinieri li hanno smascherati.

I quattro adolescenti incastrati, tutti di età compresa tra i 16 e i 17 anni, tutti residenti a Busto Arsizio, dovranno rispondere dell’accusa di detenzione ai fini dello spaccio di sostanze stupefacenti. Nel corso dell’ultimo anno, secondo la ricostruzione effettuata dagli militari della Compagnia di Busto Arsizio, i quattro “pusher” in erba si erano costruiti un buon mercato smerciando negli ambienti giovanili della città.

Cannabis sempre più diffusa

Una rete che i carabinieri hanno smantellato dopo una serie di indagini che avrebbe lasciato pochi dubbi sulla consistenza del mercato illecito. Secondo l’attività investigativa, che ha confermato ancora una volta quanto la droga sia diffusa anche tra i giovanissimi, i quattro spacciatori avrebbero rifornito di diverse dosi di “Maria”, i coetanei della città approfittando delle relazioni costruite.

«Massima attenzione»

Molti degli abituali clienti, soprattutto minori e studenti liceali, una volta identificati, sono stati segnalati alla Prefettura di Varese quali assuntori abituali di droga. I quattro denunciati, invece, dovranno ora presentarsi davanti al Tribunale dei Minori.

Si tratta solo dell’ultima operazione antidroga, in ordine di tempo, condotta dai carabinieri di Busto in ambiti scolastici e giovanili. Pochi giorni fa era stato denunciato un altro giovane spacciatore sorpreso dai militari davanti a un istituto scolastico in viale Stelvio con addosso diverse dosi di droga già confezionate e pronte per la vendita. Sul consumo e lo smercio di droga tra i giovani è intervenuto dell’ufficio scolastico provinciale di Varese: «I dati ci dicono – spiega il dirigente – che il fenomeno di una precoce iniziazione alle sostanze alcoliche e stupefacenti ha un’elevata consistenza. Lo sappiamo, lo sanno anche le famiglie, l’importante è attrezzarci. È una situazione con cui conviviamo ma non ci arrendiamo e anzi c’è un’attenzione massima da questo punto di vista».

«Dalla stessa parte del tavolo – aggiunge – devono stare le forze dell’ordine, le istituzioni, la scuola e le famiglie. Siamo dalla stessa parte per difendere la preziosità degli studenti e delle studentesse. Abbiamo raggiunto accordi con la Questura e totale apertura e interazione verso ogni forma di intervento preventivo e dissuasivo. Anche con accordi di lunga data. La scuola a livello interistituzionale agisce con le altre forze come se fossimo un unico mantello protettivo rispetto alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi».n P. Vac.

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