Come può rinascere il calcio a Varese? Anzi meglio, chi è in grado di farlo? Nel rispondere a queste domande, ormai esistenziali, ci siamo fatti aiutare da Vito Romaniello. L’unica via d’uscita, e di sicuro la migliore, è il fallimento e la ripartenza dalla Serie D. Tabula rasa, via tutti, e si riparte da zero. Perché?
La parola a Vito. «Si fallisce e si riparte dalla Serie D, è quello che sto dicendo da quattro mesi. Portando avanti soprattutto due tipi di discorsi: il primo è prettamente tecnico, perché sarà fondamentale intavolare un progetto sportivo serio, con un grande direttore sportivo che sia in grado di fare il talent scout. In questo modo, potremmo vivere di plusvalenze». L’epopea del Varese 1910 non può essere cancellata anzi, deve essere il punto da cui ripartire: «Bisogna ripensare a quanto successo nel 2004, i Sogliano crearono una squadra partendo dal nulla, addirittura senza sponsor inizialmente. Ma si circondarono di gente affamata e di categoria, pur iscrivendosi all’Eccellenza sul filo di lana».
Quindi cosa ha insegnato la rinascita dopo il 2004? «Con competenza, con la giusta programmazione è possibile arrivare a dei risultati importanti. Altrimenti, se ciò non dovesse accadere, resteremo nell’anonimato per altri 25 anni. Ripeto, sarà importante lavorare sul discorso delle plusvalenze, come si fece con Ebagua, che fu preso dal nulla. E si dovrà puntare anche e soprattutto sui giocatori delle giovanili, quelli giusti, promettenti». Dopo aver esplicitato il come, arriviamo al chi: «Io ho pensato a due nomi che farebbero al caso del Varese: il primo è Aldo Preite, che è il consulente di mercato del Carpi. Dietro alla fantastica cavalcata di questa squadra c’è lui. Giocatori come Lollo e Lasagna sono arrivati a Carpi grazie a lui. Non so se accetterebbe la D con il Varese, ma sarebbe un direttore sportivo importante. In alternativa, darei una nuova possibilità a Mauro Milanese, perché se la merita. Aveva consegnato a Castori una squadra da playoff, e se Fabrizio fosse rimasto fino alla fine avrebbe di certo centrato l’obiettivo, senza nulla togliere ad Agostinelli».
E oltre a loro, bisognerà puntare sulla competenza: «Nel 2004 Gaetano Paolillo, grande procuratore e varesino, ci diede una grande mano. Ma soprattutto serve Giorgio Scapini, bisogna coinvolgerlo di nuovo. Perché è un uomo di calcio, ha la credibilità giusta per trovare giocatori adatti al Varese. Non possiamo dimenticarci che De Luca, Lazaar e Pisano sono sue scoperte».
Ripartire è la scelta migliore, ma una programmazione del genere poteva essere fatta già due anni fa: «E qui arriviamo al secondo discorso: ripartire dalla D, senza debiti, è la strada migliore. Se vai in Lega Pro con 10 milioni di debiti, parti male. Per ripartire però serve un professionista serio, o un appassionato che finanzi una rinascita. È un discorso di programmazione che si poteva fare già due anni orsono, ma tutto fu rovinato dal delirio di onnipotenza di Montemurro». E un ulteriore passo da fare, è quello dello stadio: «È il momento storico giusto per costruire uno stadio, e servirà un aiuto delle istituzioni che nel 2004 non ci fu. Questa volta potrebbe esserci, anche in vista delle elezioni. E rispetto ad 11 anni fa, dopo 5 anni di B un po’ di interesse intorno al Varese si è creato quindi la gente allo stadio verrebbe».
E guardarsi anche un po’ in casa: «Dovremmo prendere spunto da quanto stanno facendo a Venegono con la Varesina. Sponsor importante e progetto sano».
Tornando alla triste realtà, nonostante le insistenti voci che davano un suo esonero come cosa fatta, Bettinelli è rimasto al suo posto e guiderà il Varese fino a fine stagione.