Ripartire da qui. Per vincere. E piacere

Il punto dopo la vittoria (1-0) del Varese al Franco Ossola contro l’Oltrepovoghera

La forza di reagire, il coraggio di cambiare, la gioia di vincere, la voglia di piacere. Il Varese è risorto dalle ceneri del suo momento più complicato, incerto e pericoloso con una vittoria scaccia crisi. Sì, crisi: termine esagerato? Forse. Ma forse no: perché l’1-0 all’Oltrepovoghera risponde a due sconfitte insopportabili – la scoppola senza appello rimediata dal Borgosesia e il piattume propinato in Coppa contro la Caronnese -; perché rimette in asse una panchina che poteva già iniziare (e forse aveva già iniziato) a scricchiolare; perché riporta i biancorossi davanti a tutti; perché conferma che, con una rosa di questa qualità, le soluzioni sono tante, possono tornare utili in qualsiasi momento e vanno esplorate fino in fondo. La quarta vittoria in campionato è arrivata con lo stesso risultato delle tre precedenti, 1-0, ma in un modo assai diverso. Il miglior Varese visto fin qui ha, per la prima volta, unito alla solidità difensiva una ricca fase offensiva. Ed è piaciuto. Contro Cuneo, Caratese e Inveruno i biancorossi avevano concluso 21 volte, di cui 12 nello specchio della porta; contro l’Oltrepovoghera 15, di cui 10 in porta. Il modulo non basta a spiegare quanto accaduto, perché il Varese ha giocato con tutt’altra grinta rispetto alle due

sconsiderate uscite precedenti, ma le indicazioni tattiche vanno raccolte. Il centrocampo a tre ha infatti convinto, dando equilibrio, aumentando la percentuale di possesso e alzando la squadra di parecchi metri: Calzi ne è il perno, che unisce interdizione e costruzione; Gazo il martello e il polmone, che aggredisce i portatori e riempie gli spazi; Zazzi, appena avrà metabolizzato la novità, sarà il regista e il secondo incursore in aggiunta al compagno. Squadra più alta e corta: la chiave è qui. Perché una squadra più alta e corta è un toccasana per Giovio, il nostro fuoriclasse. Ancora libero di scegliere cosa fare e dove andare, ma meno in obbligo di sacrificarsi sui portatori e, soprattutto, in rampa di lancio non più dalla metà campo ma dalla trequarti, e così in grado di dare supporto a Scapini – coinvolto nella manovra al punto da agire, in certi frangenti, anche da “falso nove” – e non abbandonato a fare a sportellate da solo là davanti. Il Varese ha vinto e, a tratti, ha anche convinto. Può ancora migliorare (sfruttare meglio e di più le fasce sarà il prossimo ordine del giorno), ma questo è un punto di partenza, da cui costruire un futuro vincente. E, perché no, anche bello.