Una volontà piena di cambiamento? «Non la vedo, servirebbe efficienza ma non scorgo una strategia comune, né da parte dei politici né dei singoli gestori aeroportuali, di Lombardia e Veneto», afferma Anna Gervasoni, direttrice del Centro di Ricerca sui Trasporti e le Infrastrutture dell’Università Cattaneo Liuc. La professoressa osserva la cosiddetta partita a risiko tra i due assi aeroportuali, Nord Est e Lombardia e commenta.
«Ci potrebbe essere una sinergia tra aeroporti, traffico passeggeri e merci, ma non si coglie una determinazione regionale e nemmeno sovraregionale in tal senso. Mi sembra di vedere solo una volontà generica di cambiamento, senza alcun attore che faccia veramente un’azione di sistema». E poi, particolare non trascurabile, «mancano i soldi, perciò non si investe nello sviluppo». Al momento si attende di sapere se Enac fermerà la trattativa in esclusiva tra Save, che gestisce gli scali di Venezia e Treviso e la Catullo spa (Verona e Brescia) per la cessione di quote di quest’ultima chiedendo un bando pubblico, a cui potrebbero partecipare anche Sacbo ed F2i. Ma oltre a fermare l’eventuale avanzata di Venezia, il sistema milanese avrebbe ancora da risolvere la concorrenza di Linate a Malpensa. «Un argomento vecchio per cui non vale più nemmeno la pena di spenderci alcun pensiero», taglia corto Gervasoni chiedendo azioni e non più parole. «I termini della questione si conoscono benissimo, non c’è più nulla da dire. Bisogna agire». La direttrice del Centro di Ricerca Liuc rimarca la necessità di «una Policy con la maiuscola» che «darebbe regole e le regole facilitano tutto,oltre a produrre azioni di sistema».
Non più, insomma, ciascun per sé credendo di lasciar fare al mercato, unico vero protagonista della fama di uno o di un altro aeroporto. «Il mercato fa tantissimo», ricorda la professoressa, «ma fanno tanto anche gli investimenti con cui si finanzia e si rende ben accessibile uno scalo aeroportuale». Se, dunque, i politici credessero nell’importanza di un sistema aeroportuale senza doppioni, replicanti e sperpero di denaro pubblico, indicherebbero gioco forza alle compagnie aeree lo scalo in cui operare. Sarebbero gli stessi investimenti effettuati a rendere una locazione migliore e, perciò, più appetibile uno o l’altro aeroporto.
«I politici dovrebbero parlare con i gestori aeroportuali» auspica Anna Gervasoni. «Purtroppo ognuno guarda il proprio perimetro e mancano azioni di sistema a fronte di una linea politica chiara». L’entrata in scena di F2i è salutare, secondo la docente Liuc. «Si tratta di un operatore straordinario che non può, però, fare tutto»
Malpensa
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