«Ritrovato il piacere di tifare Varese»

Alle 14.30 biancorossi a Vigevano con 500 persone. Parla Antonella Fidanza (associazione dei tifosi). «I campetti e questo calcio genuino danno identità e forza, siamo un tutt’uno anche con la curva»

Ogni movimento rivoluzionario è romantico, per definizione. E quella dei tifosi del Varese è una rivoluzione silenziosa, colorata, passionale, che ti coinvolge, ti fa battere il cuore, ti fa sentire parte di qualcosa di bello e ti fa tornare indietro con gli occhi e con i ricordi al calcio di 50 anni fa. È possibile anche che nel calcio, in questo in particolare, quello dei campetti di periferia, la rivoluzione la porti avanti una

donna, una tifosa, una mamma. Stiamo parlando di Antonella Fidanza, presidente dell’associazione dei tifosi del Varese e vice presidente del club Passione Biancorossa, presenza fissa alle partite dei biancorossi, al Franco Ossola ma anche in qualsiasi campo di periferia, pur sperduto che sia. Una figura positiva e propositiva, perché è il volto di quella passione genuina che ci piace, che ci emoziona, che ci fa credere ancora nei valori più belli del calcio.

Antonella ha iniziato ad amare il Varese fin da bambina, e ce lo racconta: «Avevo cinque o sei anni, e mio padre mi portava in curva. Ho visto anche il Varese in Serie A, sono cose che non si dimenticano. Tra matrimonio e figlie, negli anni successivi, mi sono allontanata un po’ salvo poi tornare allo stadio nell’anno della C1. Da quel momento in poi, non sono più mancata, anche perché la mia ultima figlia è super tifosa». Per la trasferta odierna a Vigevano il club Passione Biancorossa ha organizzato due pullman, che sono stati praticamente già riempiti: «Saremo circa una settantina, forse qualcosa in più. A cui si aggiungeranno poi tutti quelli che si organizzano autonomamente con macchine e altro. Lo stadio credo sia piccolino, vorrà dire che ci metteremo tutti attorno al campo. Andare in trasferta è sempre divertente, è una bella esperienza, si sta insieme e si fa gruppo. Se poi il Varese vince come sta facendo, tanto meglio». Una volta le bandierine biancorosse, un’altra volta i palloncini, Antonella è un vulcano di idee. Chissà cosa avrà pensato per Vigevano… «Questa volta proviamo qualcosa di diverso. Abbiamo pensato alla sciarpata, visto che una sciarpa del Varese più o meno l’abbiamo tutti anche perché farà freddo. Se siamo in buon numero a farla, viene fuori una bella cornice». Toccando ferro, qualche idea c’è già anche quando ci sarà da festeggiare qualcosa di più di una vittoria? «Tocchiamo ferro chiaramente, però devo dire che già abbiamo pensato a qualcosa anche se, un po’ per scaramanzia e un po’ perché è presto ancora, non abbiamo comunicato nulla. Di sicuro, ci faremo trovare pronti».

La rivoluzione biancorossa, oltre che in società e sul campo (dove lo trovi un Capelloni che fa 350 chilometri al giorno per giocare nel Varese), nasce anche sugli spalti. Ed il segreto è uno solo: «Ci troviamo bene tra tifosi, ci vogliamo bene, si è creato un bel gruppo di amici. Credo sia una cosa fondamentale questa, che resiste anche nelle categorie superiori. È bello trovarsi vicini in tutte le trasferte, anche con i ragazzi della curva siamo un tutt’uno. Abbiamo parlato, scherzando ho detto loro che qualche coro lo cantiamo anche noi, altri un po’ meno». Andare allo stadio per un tifoso del Varese non significa andare “solo” alla partita: «Lo stadio è un luogo aggregativo, per questo ben venga il nuovo progetto del Franco Ossola. Ci stiamo riappropriando di tutto quello che qualcuno aveva cercato di strapparci via negli ultimi anni. In queste categorie, con meno vincoli e più divertimento, è bello stare assieme. Se lo spirito è questo e tale rimane, ci possiamo divertire allo stesso modo anche più su… Noi restiamo noi, non cambiamo».