Riva Acciaio senza lavoro Dipendenti contro il Governo

Pensavano che sarebbe stata la giornata decisiva, e invece a sera il clima è decisamente pesante al presidio della Riva Acciao di Caronno Pertusella.

Tanto che attorno alle 18 i dipendenti della Riva sono scesi in strada e hanno bloccato, per una mezz’ora, la varesina. I lavoratori si sentono presi in giro. Nei giorni scorsi, da parte del ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato, era arrivata quella che a tutti sembrava una promessa. La modifica del codice di procedura penale per permettere a un amministratore di gestire i fondi congelati dalla Procura della Repubblica di Taranto. Ieri però, a mezzogiorno,

la doccia fredda. Le agenzie dicono che il gruppo Riva «chiederà al gip di poter disporre delle somme sequestrate per poter riavviare l’attività produttiva». Ad annunciarlo è lo stesso ministro allo sviluppo, al termine dell’incontro con i Riva e il custode giudiziario. Il ministro parla di un incontro costruttivo, ma per la norma ad hoc da portare in Consiglio dei ministri, quella che era stata presentata come “la” soluzione, Zanonato dice che «potremmo prenderci un po’ di tempo».

La sensazione di essere stati presi in giro, tra i lavoratori, è fortissima. «I lavoratori sono qui da una settimana e pensavano che oggi ci sarebbe stata la svolta che ci era stata promessa dal ministro – dice Otello Amabile, segretario provinciale Uilm Varese -. La disperazione inizia a prendere il sopravvento. 1400 famiglie settore siderurgico sono in un limbo». Oggi, alle 18, i lavoratori si riuniranno in assemblea per decidere come andare avanti. Amabile ricorda con amarezza le parole del premier Letta di questi giorni. «E’ incredibile! Si continua a parlare del pil, dello spread, e poi qui si tengono fermi i lavoratori. Ma di cosa stiamo parlando. E’ qui che si produce la ricchezza». Anche perché il pericolo è che i clienti vadano a rifornirsi presso i concorrenti, perdendo importanti commesse. «Ora vogliamo avere una data certa. Vogliamo sapere quando potremo tornare al lavoro». Dice ancora Amabile.

Sembra assurdo che non sia il governo a intervenire, ma la proprietà a chiedere al giudice per le indagini preliminari di permettere l’utilizzo di fondi sequestrati.

Ancora una volta si contrappone la proprietà alla magistratura.

«Il Governo non può dire, come ho sentito stamattina dal ministro Zanonato, che ci penserà la società a chiedere al gip che vengano sbloccati i fondi – dice il presidente regionale Roberto Maroni -. Il Governo deve farsi parte attiva, perché qui c’è in gioco la vita e il sostegno di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie, che sono in crisi e rischiano di perdere il lavoro non perché le imprese non vanno, ma per una questione che nulla ha a che fare con le imprese della Lombardia».

Decisamente più pesanti i commenti dei lavoratori, che si sfogano anche sui social network. «Che significa, che siamo punto e a capo? – scrive Giovanni Sebis su Facebook -. Li conosciamo benissimo i tempi burocratici e noi non ce li possiamo permettere. Vogliamo lavorare “IERI” non quando voi vi sentite riposati».

Ora la situazione si fa decisamente più difficile.

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