All’arrivo al Centro Sportivo del Chievo tra i vigneti del Bardolino c’è subito qualcosa che stona col mondo viziato del calcio dei grandi: l’hotel Veronello ha tre stelle. Della serie «capiamoci subito, pochi fronzoli, qui trovate il necessario». Che al Chievo, al suo quattordicesimo anno di serie A, non manca niente e si sta da sogno ce lo dice anche il primo ex varesino che incontriamo varcando il cancello: . Poco più in là c’è un altro pezzo del Varese che fu: Fabrizio Cacciatore. Il benvenuto alla truppa degli allenatori varesini in gita didattica guidati dal presidente lo dà il team manager padrone di casa , ex calciatore di Atalanta, Juve e Verona, da vent’anni dirigente nella società modello di patron . E infine loro, e , moderni Don Chisciotte e Sancho Panza in sella ad un puledro che nella scorsa stagione hanno raccolto allo sbando portandolo al traguardo della salvezza con largo anticipo al termine di una splendida galoppata. Prima di toccarla a Catania, la serie A l’hanno sognata e sfiorata con il Varese facendo sognare una città intera dov’erano arrivati per caso, anche in quella occasione in un ambiente in grandissima difficoltà. «Ospitare allenatori varesini è per me un doppio piacere – ha attaccato il mister davanti ai colleghi radunati in sala stampa – Di Varese ho solo ricordi belli e un unico rimpianto per come è finita, ad un passo dal vedere realizzare un sogno».Acqua passata mister e anche tanta. Qui nella sua terra come va?«Beh quando siamo arrivati la situazione non era certo delle migliori – ricorda Maran – La tranquilla salvezza conquistata inanellando una lunga serie di risultati postivi ha dato all’ambiente la fiducia
e l’entusiasmo per ripartire con qualità e tranquillità». Almeno per oggi in sala stampa si è parlato solo di calcio. «Vero – sorride il mister – dovrebbe sempre essere così ed invece è stata una piacevole eccezione. Ma ditemi qualcosa voi. La serata tra le più belle della mia vita la fai ancora?» Si fa quel che si può, caro mister. «E il Varese? Paola Frascaroli e Max Vaccaluzzo sono rimasti? Porta un abbraccio ad entrambi». Ci conti. Ma torniamo alle domande dei mister varesini.Cos’è sta storia della crostata? Maran passa la la palla al suo vice. «A Rolando piace da matti la crostata – racconta Maraner – ma era sua regola che i componenti dello staff potevano mangiarla solo dopo i giocatori. Invece, in due trasferte ci capitò di trovare con le mani nella marmellata un certo Marco Bof che non a caso ha fatto la domanda al mister stamattina in sala stampa». E giù una risata. A questo punto subentrano aneddoti conditi con un pizzico di malinconia subito smorzata dall’inizio dell’allenamento pomeridiano. In tribuna arriva un gruppetto di ultra. Senza accento perché si tratta di ultra settantenni che si rivolgono a Maraner. «Mister – chiedono in coro – domani è a porte chiuse?» A risposta affermativa il coro ribatte: «Ma del Chievo non si interessano neanche i giornali chi volete che venga fino a qua per spiarci?» «No, non è per le spie – risponde sorridendo Maraner – primo è perché domani è prevista aria fredda e quindi è meglio tener chiuso e poi perché l’abbiamo fatto anche prima di Frosinone e ha portato bene». Applauso d’approvazione e a posto così. Qui tra i vigneti di Bardolino funziona così.

Rolando Maran insieme al presidente Giovanni Cortazzi