VARESE Mare mosso. Perché c’è punto e punto, perché c’è pareggio e pareggio: e se quello arrivato in casa con lo Spezia era stato accolto come un segnale di risveglio, quello di Novara ha avuto il potere di fare arrabbiare tutti. Arrabbiati i tifosi che dopo il triplice fischio hanno rimandato al mittente il saluto dei giocatori sotto la curva, e arrabbiato anche il presidente Rosati
che è andato via dal Piola con il muso lungo. «In effetti – dice Rosati – non sfruttare occasioni come quella che ci è capitata a Novara è qualcosa di diabolico: diciamo che è un periodo così. La partita di sabato rispecchia perfettamente il Varese di questi tempi, dell’ultimo mese: siamo imballati, pensiamo di dover dimostrare al mondo chissà che cosa, soffriamo di ansia da prestazione».
«Da dove siamo partiti?»
Chissà che il problema non sia davvero questo, con l’ambiente che sta chiedendo la luna a un gruppo che alla luna non riuscirà mai ad arrivare.
«L’appetito viene mangiando – dice il presidente – ed è normale che dopo due stagioni come quelle appena vissute le aspettative siano alte: la gente si aspetta il Varese in cima, sempre e comunque. Però anche uno come me che è abituato a guardare sempre e solo avanti, ogni tanto butta un occhio indietro a guardare quello che è stato fatto. Facciano tutti come me, si guardino un po’ indietro e ripensino a questi ultimi cinque anni. Si accorgerebbero che la serie B è una categoria fatta su misura per il Varese: accontentarsi è diabolico, ma pensare sempre e solo alla serie A è dannoso per tutti».
Buttato l’occhio indietro, si torna subito a guardare avanti: «Io credo che la squadra debba ritrovare la serenità perduta: e ci sono tutte le condizioni perché questo accada, visto che società e ambiente lavorano per questo. La posizione in classifica è ancora buona nonostante questo mese di blackout, abbiamo voglia di toglierci delle soddisfazioni: torniamo a essere sereni, insieme».
«Vinciamo e tutto va a posto»
Questo è il Varese: una squadra che quando entra in campo con la testa pesante, semplicemente si mette a giocare male. «Nelle ultime settimane – conferma Rosati – ho visto tante Varese-Sampdoria: ho rivisto quella squadra preoccupata, impaurita, brutta. Questo non va bene perché quando il Varese è spensierato, ecco che si mette a giocare bene. Non è facile cacciare via i brutti pensieri, io credo che quando torneremo a vincere un paio di partite, la strada tornerà in discesa».
Rosati ha un’immagine, un modello, un obiettivo: «Ho visto giocare un po’ di volte il Sassuolo di quest’anno, e ogni volta mi sembrava di vedere il Varese delle ultime due stagioni. Belli e leggeri, in campo con il sorriso e con la voglia di giocare, senza pensieri: li guardo e penso che questa è la squadra che vorrei vedere sempre. Con la maglia biancorossa».
«Episodi e sfortuna girano»
Un modello, un obiettivo, un ricordo: «So dove dobbiamo tornare: all’oratorio. Tornare a quello spirito, a quel modo di essere e di giocare senza pensieri: torniamo all’oratorio, per tornare a vincere».
Tutti insieme, ma con chi? Già, perché guardando lo spogliatoio da fuori si intravedono delle crepe che preoccupano un po’: e le voci di una spaccatura tra squadra e Castori iniziano a essere tante. «Castori – dice Rosati – è un allenatore di grandissima esperienza, che però è diverso da Sannino ed è diverso anche da Maran: mettiamocelo in testa. Mancano i risultati: e quando nella vita come nello sport mancano i risultati, è normale che si apra qualche crepa e che ci si pongano mille domande.
Io so che la squadra, tutta, è compatta a fianco del suo allenatore: siamo tutti consapevoli delle difficoltà che stiamo attraversando, che siamo un po’ in credito con la fortuna, che dobbiamo imparare a sfruttare gli episodi che ci passano davanti. Però, davvero, dobbiamo tornare tutti quanti a giocare senza pensieri: all’oratorio».
Francesco Caielli
a.confalonieri
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