Rosati e soci: sì al giudizio ma saltano otto accuse

Il processo - Risponderanno solo di associazione a delinquere e reati tributari. Azzerate le parti civili

Rinviati a giudizio l’ex presidente del Varese 1910 , l’ex calciatore varesino (in una posizione che appare parecchio più defilata, forse marginale) e l’ex ad del Varese 1910 e gli altri 11 indagati. Ma saltano otto capi di imputazione: il gup di Milano ieri ha emesso sentenza di non luogo a procedere per tutte le accuse connesse alla Legge Biagi, ovvero relative al lavoro sommerso o subordinato.

Di fatto il gup ha stabilito che su quelle imputazioni non era nemmeno necessario un processo: nessuno degli indagati ha mai commesso quei reati. Un colpo di scena che di fatto menoma il pubblico ministero di Milano di buona parte dell’impianto accusatorio e azzera le parti civili. I circa 200 lavoratori che, riuniti sotto sigle sindacali autonome avevano chiesto di essere ammessi al procedimento quali parte lese, non hanno ora più alcun titolo per stare in giudizio.

Contro di loro non fu commesso alcun atto illegittimo. «Siamo soddisfatti – commenta , legale di Rosati – ottenere una sentenza di non luogo a procedere in sede di udienza preliminare non è cosa usuale. Non sappiamo ora come si muoverà la procura, ma di fatto da oggi sette, forse otto capi di imputazione sono venuti a cadere, e questo è rilevante, e le parti civili non hanno più alcun titolo per stare in giudizio». Restano in piedi le accuse contestate agli indagati a vario titolo in relazione all’associazione a delinquere e ai reati tributari: «Dove però i presunti danneggiati non sono i lavoratori». Rosati, Montemurro e Limido – comunque in una posizione diversa e più sfumata – furono arrestati il 29 ottobre 2014 (insieme agli altri cinque destinatari di custodia cautelare in carcere) nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Milano su una presunta frode fiscale da 63 milioni. Frode che, stando alle indagini del Nucleo di polizia tributaria della Gdf, sarebbe stata realizzata nei settori della logistica, dei trasporti e del facchinaggio attraverso una rete di cooperative.

Nell’ottobre 2014 i finanzieri del comando provinciale di Milano avevano dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’inchiesta coordinata dai pm Nocerino e Ascione a carico di 8 persone per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, tramite l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Da aprile dell’anno scorso Rosati e Montemurro sono liberi, Limido già da dicembre 2014. Le posizioni dei coinvolti nell’inchiesta sono diverse tra loro. Quella di Limido appare molto più sfumata, quasi in buona fede si sia ritrovato di fatto come prestanome di qualcosa di cui non era a conoscenza. Il processo si aprirà il prossimo 7 luglio. «In sede di indagine non abbiamo potuto dire nulla – spiega Amirante – in sede di udienza preliminare abbiamo potuto eccepire a molti elementi portati dall’accusa». Amirante aveva chiesto, e in parte ottenuto, l’inammissibilità di alcuni atti portati dall’accusa. «In sede dibattimentale avremo la possibilità, finalmente, di portare le nostre di prove – spiega il legale di Rosati – eravamo sereni, sapevamo che il rinvio a giudizio ci sarebbe stato, soprattutto dopo sei mesi di custodia cautelare, ma siamo altrettanto sereni sul fatto di avere argomenti in grado di chiarire assolutamente la nostra posizione». Il 7 luglio prima udienza di un processo che, sulla carta, si presenta lungo e complesso.