Città del Vaticano, 29 lug. (Apcom) – Abortire come “prendere un caffè”. La gravidanza indesiderata come “un fastidioso raffreddore da eliminare con la pasticca”. Il nuovo presidente della Pontificia Academia pro Vita, l’organismo vaticano responsabile di studiare le questioni di bioetica e fornire indicazioni in linea con il magistero della Chiesa, mons. Carrasco de Paula, non lesina metafore per descrivere il rischio di banalizzazione dell’aborto sul quale il Vaticano progetta di stilare un documento nel prossimo futuro.
“C’è un aspetto della sindrome post aborto molto conosciuto e intorno al quale si è già sviluppato un ampio dibattito con la relativa letteratura. Mi riferisco allo stato di depressione che assale molte donne che hanno praticato l’aborto”, spiega il presule in un’intervista all”Osservatore romano’. “A volte può manifestarsi anche con stati di ansia o con forme anche più gravi. Noi stiamo cercando di approfondirne i contorni. E’ certo che l’aborto, oltre a uccidere un innocente, incide profondamente nella coscienza della donna che vi fa ricorso. Una questione dunque che non si può ignorare; soprattutto dal punto di vista pastorale. C’è poi un altro aspetto da considerare in queste patologie, che per noi è ben più pericoloso. Se ne parla poco e dunque preoccupa di meno l’opinione pubblica, ma anche quella scientifica. E’ il grave fenomeno dell’abitudine all’aborto. Il problema si propose in tutta la sua gravità già una ventina di anni fa quando, a seguito del grave terremoto che sconvolse l’Armenia, un’équipe di medici del Policlinico Gemelli, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, partita volontaria per soccorrere le popolazioni colpite, appurò che tantissime donne avevano già abortito più di venti volte. E per loro abortire era ormai diventato come prendere un caffè. Parlarono di un fenomeno drammatico di completa cancellazione della sensibilità morale quando si trattava di abortire. Un dramma al quale – sottolinea Carrarsco de Paula – la recente commercializzazione della pillola Ru486 può esporre le popolazioni europee. Non c’è dubbio infatti che facilitarne la pratica può significare banalizzare l’aborto e dunque trasformare la gravidanza indesiderata quasi come un fastidioso raffreddore da eliminare con la pasticca. Voglio dire che quanto accaduto in questi Paesi può tranquillamente accadere anche in quelli europei. Per questo – conclude il presule – stiamo pensando a un documento di approfondimento”. Allo studio della Pontificia accademia per la vita anche un secondo documento sulle implicazioni etiche della crioconservazione del cordone ombelicale al fine dell’uso delle cellule staminali.
Ska
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