Russia, non solo embargo: export giù

Allarme-Russia, le sanzioni e la crisi ucraina mettono a rischio uno dei mercati più appetibili per le nostre imprese d’eccellenza. «C’è preoccupazione» ammettono gli imprenditori. Chi esporta vede «i primi contraccolpi». Ma al di là dell’embargo, nel primo semestre 2014 l’export verso la Russia è crollato: meno 51%.

Nei mesi scorsi la svalutazione del rublo aveva già ampiamente frenato gli interscambi commerciali verso il gigante dell’Est, ora ci si è messa di mezzo anche la crisi ucraina, con le sanzioni Ue e le contro-sanzioni del Cremlino che rischiano di compromettere un flusso di esportazioni in crescita, che aveva portato la Russia ad essere il sesto mercato di sbocco per le imprese della provincia di Varese.

«Non c’è un panico immediato, ma qualche preoccupazione in prospettiva, quella sì» ammette Marino Vago, imprenditore tessile bustocco e vicepresidente vicario di Sistema Moda Italia.

«L’impressione è che stiamo perdendo un’opportunità, perché al di là delle valutazioni politiche su Putin e sulle sue mire espansionistiche, un’integrazione paritetica tra un’Europa coesa e compatta e la Russia potrebbe portare grandi benefici a tutti. Si tratta di un Paese in cui sta aumentando la capacità di consumo e che, a fronte di una disponibilità di materie prime che l’Europa non ha, necessità di quelle tecnologie che l’Europa vuole esportare».

In particolare è il Made in Italy che in Russia “tira” molto: «Il nostro prodotto di qualità è apprezzato e c’è una fascia di nuovi consumatori che è ben predisposta nei confronti dei prodotti italiani» sottolinea Vago. Non solo Parmigiano Reggiano e alta moda, anche tessile, meccanica e macchinari, il meglio di quello che offre il “sistema Varese”. Tanto che nel 2013 l’export dalla nostra provincia verso la Russia aveva registrato un balzo all’insù estremamente confortante: da 253 milioni a 392 milioni, più 55%.

Ma nel 2014, tra svalutazione del rublo e tensioni geopolitiche, il piatto purtroppo piange: nel primo semestre il “made in Varese” cola a picco, meno 51%, fermandosi sotto i 100 milioni di euro complessivi.

Cosa succederà con le sanzioni? «Questa situazione crea problemi – ammette Amedeo Nicola, artigiano tipografo, titolare della Grafica Valdarno di Cavaria, che da tempo intrattiene rapporti commerciali con la Russia – ritardi nelle consegne, risposte dei clienti che vengono rimandate. I primi contraccolpi li stiamo già avvertendo. Anche perché è più facile avviare un embargo su prodotti che non sono di prima necessità, come quelli dell’eccellenza del Made in Italy».

Non ci voleva, visto che la Russia per molte aziende del nostro territorio, anche piccole, rappresentava una speranza concreta di ripresa: «È un mercato in crescita, più facilmente penetrabile di una Cina che è molto lontana sia geograficamente che culturalmente, soprattutto per le piccole imprese che fanno sacrifici enormi per portare i loro prodotti oltre frontiera » sottolinea l’artigiano varesino.

«Con la Russia siamo complementari, noi abbiamo bisogno del loro gas e loro della nostra tecnologia avanzata. Ecco perché questo embargo mi sembra una partita persa in partenza, ci facciamo del male da entrambe le parti proprio quando le interconnessioni economiche dovrebbero essere incentivate».

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