Torino, 14 mag. (TMNews) – Ha fatto il maestro di sci, il guardiacaccia, ha lavorato persino in un obitorio, pur di poter fare lo scrittore. E oggi e’ uno degli autori russi di culto a livello internazionale. E’ Sasha Sokolov, l’autore de “La scuola degli sciocchi” (Salani), che, smentendo la sua fama di autore schivo e allergico alla mondanita’, e’ giunto al Salone del Libro di Torino.
All’estero e’ considerato un autore di culto fin dagli anni ’70, mentre in Italia e’ stato tradotto, e non tutto, solo recentemente. All’epoca la Mondadori acquisi’ i diritti de “La scuola degli sciocchi”, ma poi non lo fece mai uscire, perche’ considerava il testo non adatto ad un pubblico italiano. Alla scadenza dei diritti Salani lo porto’ in libreria nel 2007, tradotto da Margherita Crepax, lanciando cosi’ l’autore anche nel nostro paese.
Figlio di un funzionario del Kgb, mandato in Canada, Sokolov nasce oltreoceano per tornare poi solo successivamente in Russia, da cui ad un certo punto tenta piu’ fughe roccambolesche, prendendo le distanze dalla sua famiglia. Addirittura con gli sci cerco’ di passare il confine verso lo stretto di Bering. Ma l’impresa non ando’ a buon fine. Attorno al personaggio Sokolov, classe 1943, regna quindi un’allure da avvunturiero cosmopolita.
Nabokov, che contribui a lanciarlo come scrittore, aveva una venerazione per Sokolov e nel corso di una vacanza in un piccolo borgo della svizzera, dove l’autore si era rifugiato, in fuga dalla Russia, lo invito’ per conoscerlo. “Non accettai mai quell’invito, non ci andai” ha ricordato l’autore, da sempre schivo e allergico allo star system letterario.
“Quando arrivai in Russia dal Canada dove ero nato, capii subito che li’ c’era una realta’ socialmente differente. Ad esempio mi era proibito dire il mestiere dei miei genitori. E all’epoca se tu volevi diventare un uomo di scrittura dovevi essere in grado di capire la situazione ideologica esistente, a cui ci si doveva adeguare. Tutti indistantamente” ha ricordato lo scrittore.
Tra i suoi maestri cita il primo premio Nobel russo, Bugnin. E racconta: “Non e’ che da un momento all’altro sono diventato scrittore. Mi sono preparato leggendo i grandi scrittori del passato. Poi con l’apparizione de ‘I diari oscuri’ di Bugnin mi divenne chiaro che cosa era e cosa poteva diventare la letteratura russa”. E oggi a Torino ha letto in diretta due pagine del suo ultimo libro, “Gazebo” uscito due giorni fa, questa volta in Russia.
Prs
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