«Salvini e Maroni? La Lega è una, di lotta e di governo. A Varese siamo in una botte di ferro, con Attilio Fontana».
A ruota libera il segretario provinciale del Carroccio Matteo Bianchi, dopo che in settimana il leader Matteo Salvini ha convocato gli eletti del Pirellone per chiedere che la Lega faccia «di più» e renda «più visibile» la propria azione nella Regione guidata da Roberto Maroni.
Le amministrazioni locali fanno storia a sé: le segreterie nazionali e federali sono talmente prese da mille problemi che non possono mettersi a tenere sotto osservazione ogni realtà locale, così lasciano libertà decisionale alle sezioni. Per quel che mi riguarda, non ho nessuno da strigliare.
Il sindaco Attilio Fontana ha la capacità e l’autorevolezza per comprendere qual è il taglio giusto da dare all’azione amministrativa nella città di Varese. Ci fidiamo di lui.
Potrebbe essere, ma le partite principali nelle grandi città sono lontane. Di certo però, come nei Comuni che vanno al voto quest’anno, vale il principio di sussidiarietà, che nella Lega non è mai venuto meno: ogni realtà è a sé stante, e non si possono calare i principi che valgono per Regione Lombardia sulle realtà più piccole.
Vedremo, non lo escludo, ma è ancora presto per dirlo.
Come noi non ci permettiamo di sbirciare nel giardino del vicino, Alfieri farebbe meglio a guardare in casa propria. Mi pare che in termini di problemi e divisioni interne il Pd non è proprio verginello e non può certo darci lezioni.
Un conto è amministrare, un conto è fare politica. È bene che Roberto Maroni continui ad amministrare come ritiene più opportuno per il bene della Regione, così come è bene che Matteo Salvini continui a sollecitare chi ha funzioni di governo affinché dia concretezza ai programmi e ai principi del nostro movimento.
Ma sì, ciascuno ha il suo ruolo ma la Lega è una sola. Anzi, aggiungo: meno male che c’è questa dialettica, mentre nel Pd Renzi fa lotta, governo e pure l’ombra di se stesso.
Noi consigliamo a tutti i nostri amministratori di esprimere incisività nell’azione di governo per quel che riguarda le battaglie e i principi che più stanno a cuore al popolo leghista. Però siamo democratici e abbiamo il massimo rispetto per la volontà popolare, quindi non sfrutteremo i sondaggi per imporre una linea laddove ci sono delle coalizioni uscite dal voto popolare.
Tutto dipenderà dal voto. Noi non vogliamo esprimere una classe dirigente di nominati, che si fa strada a prescindere dalle indicazioni delle urne. Attenderemo il responso elettorale, nella speranza e nella convinzione che i nostri elettori ci diano la forza per sostenere le nostre battaglie.
Certo. Sentiamo che il personaggio Salvini piace e che tanta gente che prima era lontana dalla politica si avvicina alla Lega, pur non volendo essere organica al movimento. Infatti i tesseramenti sono in linea con quelli del passato.













