BUSTO ARSIZIO L’asilo di Sacconago avrebbe potuto celebrare il suo centenario con qualche anno di anticipo sul 2011. Ma il “braccino corto” dei maggiorenti dell’epoca frenò il progetto: una taccagneria che scatenò fulmini e saette celesti.
L’idea di costruire un luogo per l’infanzia sinaghina prese infatti corpo nel 1907 e l’ispiratore fu l’allora parroco don Antonio Marelli. Coinvolse i notabili del paese a cominciare dal sindaco Antonio Ballarati. Sacconago era allora Comune: perse la sua qualifica nel 1927 quando venne inglobato da Busto Arsizio. Da qui poi quella rivalità e quella specifica identità che i sinaghini vogliono rimarcare rispetto ai bustocchi.
Il sogno era quello di costruire un luogo di educazione che insegnasse i valori della religione cristiania, ma con anche una finalità sociale: quella di permettere ai genitori di lavorare. Si lavorava nei campi e sorgevano le prime industrie che vedevano sui telai sia uomini che donne.
Un proposito più che lodevole. Ma l’inizio fu a dir poco in salita. Motivo? Mancavano i soldi.
Quel che invece non mancò, all’epoca, furono le polemiche che sfociarono in un severissimo ammonimento, quasi un anatema, di don Marelli nei confronti dei “signori del paese”. Un grido di dolore del pastore perché la sua nobile idea era boicottata da chi aveva possibilità economiche; mentre, al contario, la cosiddetta povera gente aveva dimostrato di sapersi togliere anche l’ultimo boccone di bocca per “investirlo” sul futuro dei loro figli.
e.besoli
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