«Sannino ci portò a ballare prima della B»

Max Vaccalluzzo angelo del Varese: «Durante i playoff, Beppe affittò un pullmino. Uniti in discoteca. Plasmati voleva che gli pulissi le scarpe. Gli dissi: “Qui lo fai tu, visto che hai più scarpe che presenze”»

L’ex ds Mauro Milanese ci ha raccontato che la forza del Varese sta nell’umiltà di tante persone – tutti professionisti di spessore – che hanno saputo interpretare la quotidianità biancorossa come una vera missione. Il dirigente con cui la squadra ha sfiorato la Serie A ha fatto un nome come esempio di tutte le qualità che animano lo spirito del Varese. È quello di Max Vaccalluzzo, per anni fidato magazziniere e ora responsabile del bar alla palestra Life, gestita da Gabriele Ciavarrella, nuovo presidente biancorosso.

Max non fa più parte della squadra a cui s’è dedicato fino alla scorsa estate ma la sente vicino, come ci racconta: «Sono stato costretto a licenziarmi dal Varese 1910 dopo mesi in cui non solo io sono rimasto senza stipendio. È stata una ferita dolorosa che si è rimarginata grazie a Gabriele Ciavarrella, che ha rifondato il club e mi ha chiamato nella sua palestra dove adesso gestisco il bar. Ringrazio lui e gli altri soci: l’avvocato Armocida, Daniele Bernardeschi e Filippo Cudia. Sento la loro fiducia proprio come quando avevo quella di Sean Sogliano e di Mauro Milanese, i direttori sportivi che hanno fatto grande il Varese».

A Max abbiamo chiesto di tirar fuori qualche aneddoto dei tempi d’oro che è rimasto ancora inedito. «Mamma mia – esclama lui – ma ci pensate quante cose potrei dirvi se aprissi il mio libro dei ricordi? Per certi versi, sarebbe un vero casino…». L’ex magazziniere si fa un po’ pregare perché la prima qualità per chi vive lo spogliatoio da dentro è la riservatezza. Ma poi, dietro alle nostre ripetute insistenze, Vaccalluzzo incomincia a confidarsi come se sulle pagine della Provincia si trovasse allo specchio con sé stesso: «Incomincio dalla promozione in B e non potrei fare diversamente

perché è stata la nostra più grande gioia. Alla fine del campionato di Prima divisione 2009-2010, il Varese era arrivato secondo, qualificandosi per i playoff e il nostro allenatore Beppe Sannino aveva pensato a un mini ritiro. Avevamo passato qualche giorno a Baveno, sulla sponda piemontese del lago Maggiore, e poi eravamo partiti per Benevento, dove dovevamo giocare la semifinale di andata per la B. Dopo i giorni di clausura trascorsi a Baveno, la squadra sentiva di dover staccare la spina e, prima della partita, Sannino ha noleggiato un pulmino e ha portato tutti i giocatori a ballare».

Scelta azzeccata, considerata la promozione di cui è stato protagonista anche Vaccalluzzo: «Dalla Seconda divisione alla B il nostro allenatore è stato espulso e squalificato innumerevoli volte e, quando lui era costretto a stare in tribuna, mi voleva sempre al suo fianco. Una volta, ad Alessandria abbiamo rischiato il linciaggio». Ma poi tutto è filato liscio come accadde anche a Castellammare di Stabia: «Eravamo già in B e la sera prima della partita ero seduto al tavolo a mangiare. A un certo punto mi sono gonfiato tutto in volto: era una reazione allergica e me la son vista brutta ma i ragazzi non avevano perso il buon umore e mi venivano a salutare chiedendosi se mi avrebbero rivisto l’indomani. Il giorno dopo ero al campo».
Gli aneddoti sono infiniti: «Vi ricordate di Plasmati? Era arrivato a gennaio 2012 e, appena entrato nello spogliatoio, mi aveva apostrofato così: “Uè, Max, guarda che a Catania le scarpe me le hanno sempre pulite”. Gli ho risposto: “Beh, qui devi farlo tu e sarà un gran lavoro visto che hai più scarpe che presenze”. I ragazzi hanno incominciato a ridere». Sì, aveva ragione Mauro Milanese: Max Vaccalluzzo è proprio l’esempio della forza del Varese.