«Santiago ci ha cambiate Ora riscopriamo l’Italia»

Prendete un’infermiera, allacciatele gli scarponi ai piedi, e catapultatela sul Cammino di Santiago. Tornerà cambiata.

«Ho scoperto aspetti di me stessa che non sospettavo» racconta , residente ad Avigno, al termine di 300 chilometri percorsi zaino in spalla. Con lei la sorella Pinuccia e le due amiche e .

Niente di strano. Se non fosse che le quattro signore – ribattezzate “las cuatros chicas italianas” durante il pellegrinaggio – affermate professioniste, madri di famiglia e in un caso ex capo scout, vogliono stimolare la riscoperta della via Francigena, che può diventare ancora più attrattiva del Cammino di Santiago, perché San Francesco lì c’è stato davvero.

Tutto è iniziato quattro anni fa, con una marcia da Rieti a Greccio e successivamente da Spello ad Asissi. Poi la voglia di andare in Spagna per il cammino che era il sogno di una vita.

«Abbiamo percorso 235 chilometri, mica 800. Ma siamo tornate in grado di prendere la vita in un altro modo – raccontano le quattro camminatrici – Abbiamo detto addio alla frenesia. Adesso le cose che facciamo, ce le gustiamo davvero».

La preparazione atletica è iniziata mesi prima, con camminate e pedalate in bicicletta. La tabella di marcia prevedeva fino a un massimo di 35 chilometri al giorno.

Ognuna aveva con sé un taccuino sul quale annotare i posti visitati, gli indirizzi degli ostelli, i soldi spesi, ma soprattutto le impressioni. In una pagina di diario si legge: «Ognuna di noi ha fatto suo il cammino. Ogni giorno è stato una conquista».

Quotidianamente è stata superata qualche ritrosia, dal dormire in ostelli condividendo spazi con altri pellegrini, al lasciare a casa medicine solitamente messe in valigia perché «non si sa mai», passando per ore di marcia con la pioggia sopra testa e le fiacche sotto i piedi. Le quattro signore pensavano di tornare stanche, e invece sono piene di energia. Tanto che adesso ambiscono diventare “ambasciatrici” per riscoprire l’Italia dei pellegrini.

«La via Francigena è una grande ricchezza che abbiamo, ma che non sappiamo valorizzare – dicono – Lì un pellegrino è lasciato solo a se stesso, mentre basterebbe davvero poco per metterlo nella condizione di vivere bene quest’esperienza. Per esempio, si potrebbero offrire menù a prezzi bassi. Servirebbero più indicazioni e più coordinamento».

Le signore hanno anche fatto una piccola analisi del target di persone dedito ai pellegrinaggi: ci sono pensionati e giovanissimi, tutti in cerca di qualcosa.

Questo articolo vuole essere il primo passo di un’opera di sensibilizzazione, tesa a pungolare autorità, cittadini, e anche varesini per riscoprire la via Francigena e potenziarne la ricettività.

«Come muoverci non lo abbiamo pensato. Intanto ripartiremo e continueremo a metterci in gioco. Il resto verrà da sé» concludono.

In attesa del prossimo viaggio, le quattro amiche si incontrano al Sacro Monte. E chissà che qualche buona idea di promozione del territorio arrivi anche lì. Perché i traguardi migliori si raggiungono mettendo un passo dopo l’altro.

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