VARESE «Non fateci pagare l’Imu, altrimenti pagheranno le famiglie»: è l’appello delle scuole paritarie di Varese.
I contorni nella nuova imposta municipale unica non sono ancora ben chiari ai più, ma la preoccupazione è soprattutto per scuole e asili privati.
«Per noi sarebbe un bel problema essendo noi privati sostenuti dalle famiglie. Dovremmo cambiare qualcosa e diventerebbe davvero un altro aggravio per le famiglie. Ci troveremmo costretti a incrementare le rette che sono la risorsa per sostenere la scuola», dice preoccupato padre Dario Dall’Era, preside dell’istituto Pavoni di Tradate, scuola cattolica paritaria gestita dai religiosi pavoniani.
«Il contributo delle scuole private, certo lo dico come parte in causa, è molto alto e il riscontro lo abbiamo dai numeri. Se trecento famiglie della zona continuano a chiedere che i loro figli vengano a scuola da noi sobbarcandosi l’impegno economico di una scuola privata è segno che vogliono garantire ai propri figli una certa preparazione scolastica. Possiamo andare incontro con riduzioni e gratuità, ma l’aumento che legato all’Imu inevitabilmente ricadrebbe sulle rette a carico delle famiglie».
L’impatto della nuova imposta sarebbe in ogni caso significativo anche a Varese, se si parte dalla considerazione che le scuole non statali e riconosciute oppure paritarie sono 24: oltre il 70% è rappresentato da scuole dell’infanzia. Mentre nel settore delle scuole materne quelle private sfiorano il 60% dell’offerta complessiva.
«Sono in disaccordo con l’applicazione dell’Imu alle scuole private – dice l’assessore provinciale Piero Galparoli (Pdl) – La Regione Lombardia ha fatto tanto per renderle paritarie con l’introduzione del buono scuola che l’applicazione di una nuova imposta vanificherebbe ogni sforzo. Ci sono scuole storiche come Maria Ausiliatrice che offrono alla città un servizio elevatissimo. Alla fine di troveremmo ad avere rette molto elevate e a trasformare la scuola paritaria in una scuola solo per ricchi. C’è da tenere in considerazione anche altro: qualche anno fa avevamo fatto un conteggio verificando che, se un asilo pubblico costa all’amministrazione comunale 100, quello privato ne costa 35-40. Una differenza che fa dire che quello privato è più conveniente».
«Un’eventuale applicazione generalizzata dell’Imu potrebbe di fatto danneggiare quei settori che, ciascuno nel loro ambito, svolgono un’attività sociale. E non fanno eccezione scuole materne e asili nido – dice Roberto Molinari, segretario cittadino del Pd – Inoltre, spesso queste istituzioni suppliscono anche ai servizi dei Comuni o di altri enti pubblici, con costi limitati. E poi il più delle volte queste istituzioni non hanno scopo di lucro».
Di più: «Ciò che fanno non è finalizzato ad aumentare gli utili, anzi spesso i soci fondatori devono intervenire per ripianare i bilanci. Quindi ritengo che ci dovrà essere particolare attenzione nei regolamenti attuativi».
Elena Botter
s.bartolini
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