Scuole private nel mirino Il radar fiscale è puntato

VARESE La scuola privata è un diritto, non un bene di lusso. Questa la protesta che agita le paritarie cattoliche e non in questi giorni dopo che il governo Monti ha deciso di introdurre anche la retta degli istituti privati tra i campanelli d’allarme del redditometro contro l’evasione fiscale.Certo, chi è in regola con il fisco non ha comunque nulla da temere, ma l’essere considerati dei sorvegliati speciali da parte dell’Agenzia delle entrate potrebbe infastidire alcuni genitori e anche per questo l’iniziativa è indigesta ai presidi delle undici scuole aderenti al Coordinamento provinciale delle scuole cattoliche e cristiane di Varese che conta oggi oltre quattromila alunni. Presidi che ne fanno innanzi tutto una questione di principio: «Paragonare un Suv all’impegno di una famiglia nel sostenere la formazione del proprio figlio è quanto meno curioso – commenta Giovanni Baggio, preside e rettore del collegio De Filippi e referente del Coordinamento – Di fatto questa iniziativa penalizza ulteriormente la famiglia che decide di farsi carico del costo del diritto allo studio, magari affrontando per questo mille sacrifici». Uno sfogo il suo basato sull’esperienza accumulata in questi anni: «Le famiglie che si rivolgono alla mia scuola lo fanno perché ritengono il servizio che offriamo migliore – spiega – e scegliere liberamente la  formazione migliore per i propri figli è un diritto sancito dalla Costituzione, anche se di fatto

esercitarlo richiede grandi sacrifici in termini economici».Il nervo scoperto è quello del finanziamento pubblico alle scuole private: «L’Italia è l’unico paese europeo a non sostenere le scuole paritarie che pure ha riconosciuto – aggiunge Baggio – eppure i nostri istituti sono più efficienti e spendiamo in media 3 mila euro in meno per ogni ragazza rispetto alla scuola pubblica». Particolarmente agguerrito su questo tema è il preside del Liceo del Sacro Monte Marco Pippione, che paragona le scuole paritarie alle cliniche private convenzionate: «L’istruzione, come la salute è un diritto – premette – per questo se io ho bisogno di una radiografia pago sempre il ticket, sia che mi serva di un ospedale pubblico sia che mi rivolga a un centro convenzionato. Perché per le scuole non vale la stessa regola?».In tempo di crisi anche le scuole private sono in difficoltà e mediamente registrano un calo delle iscrizioni su rette che si aggirano attorno ai 3-4 mila euro all’anno per ogni alunno. Una cifra di tutto rispetto anche al netto del buono scuola regionale che arriva a coprire sino a un massimo di 950 euro per studente. «In realtà le scuole paritarie offrono un servizio pubblico gestito da privati che garantiscono anche pluralità nell’insegnamento – aggiunge Pippione – un valore che non viene riconosciuto dallo Stato che di fatto agisce da monopolista in materia di istruzione».

s.bartolini

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