Se la parola del lettore è: "Vergogna"

Vorrei solo dire quello che penso di chi sta affossando definitivamente questa città, governandola come se fosse propria e facendomi costantemente sentire preso in giro: vergogna, per i lavori promessi e mai finiti. Per lo scempio di piazza Cavour e via Fontana. Per le palizzate divelte e mai sostituite in via Per Cernobbio, per i graffiti mai puliti, per le strade che, oltre a fare schifo, sono pericolose.Vergogna, per aver  stappato spumanti e riempito la città di manifesti (pre-elettorali ovviamente!) che millantavano la risoluzione del problema Ticosa. Che è lì come e peggio di prima.Vergogna, per aver rimesso sulla poltrona

un assessore bocciato dai cittadini, dimostrando che la politica a Como è in mano a gente che pensa solo al proprio tornaconto e a compiacere i propri referenti. Vergogna, per le fontane senza acqua o putride per l’abbandono.E infine, vergogna, per aver costretto un altro comasco valido ad emigrare per organizzare un festival (Milano jazz Festival) che Como non ha voluto e che sta richiamando a Milano il meglio del Jazz mondiale. Mentre vi dico vergogna, mi vergogno per voi, e per questa povera vecchia città che voi state facendo diventare una barzelletta.Un comasco sfiduciato, che ci mette la firma,

Domenico Nussi

 
Gentile Domenico,
complimenti per il coraggio e per la schiettezza. Il coraggio della firma e la schiettezza del pensiero. Dalle sue parole s’intuisce un amore profondo e sincero per questa splendida città, politicamente alla deriva. Ma il nulla della politica non è un pessimo segnale soltanto per le istituzioni e per la società, lo è per tutti. Perchè dalle risposte della politica discendono le decisioni per il futuro di Como. Una città senza un piano urbanistico, senza una figura forte di riferimento e con solido carisma istituzionale (Bruni, che delusione), senza entusiasmo imprenditoriale. Insomma, una città senza. E non è su una «città senza» che i giovani possono scommettere per il loro futuro.
In questi ultimi anni sono stati commessi molti errori dal Palazzo. Errori che hanno allontanato i cittadini dalla cosa pubblica, che li hanno indotti e li inducono a scegliere nell’urna non il meglio, ma il meno peggio, sull’onda di un abbrivio nazionale. Un solo consiglio: non ha senso farsi travolgere dalla sfiducia. Perchè la passività non ha mai generato valore, ma vittimismo. Qualcosa cambierà, qualcosa deve cambiare. Noi comaschi siamo pazienti e talvolta sembriamo distratti. Ma sappiamo vedere e sappiamo giudicare. E il jazz andiamo a sentirlo a Milano.

Giorgio Gandola

p.marengo

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