Se la vittoria della Pro vale più di un disastro. Caro signor politico, almeno si vergogni

L’editoriale di Kevin Ben Alì Zinati in seguito alle pesantissime parole del bustocco Attolini sull’incendio che sta distruggendo il Campo dei Fiori di Varese

Il leone da tastiera ha colpito ancora. Ma più che un ruggito, quello che ieri ha fatto il giro dei social network è un inaccettabile belato. E non ne abbiano a male le capre.

Il leone da tastiera, ieri, una volta di più, ha perso un’occasione buona per tacere, per lasciarci credere che forse, almeno questa volta, il coro sarebbe stato unanime. Invece c’è stata una stonatura. Una di quelle pesanti, che si notano. Che fanno male.

E il leone, che ha un nome, un cognome e un ruolo politico (e quindi pubblico e sociale) ben noti, ha stonato di brutto.

«Il sogno di un bustocco è trombare tutto il mese, guardare verso il monte e non vedere più Varese… un po’ di sano sfottò non guasta mai». Con tanto di hashtag #merdaVarese.

Bene, signor politico, ci faccia capire: quale sfottò? Il Campo dei Fiori che brucia non c’entra con la Pro Patria in vetta alla classifica. I cittadini che piangono per una coltellata alla propria identità non sono i tifosi del Varese tristi perché i cugini bustocchi hanno più punti. Lo sport è sano, la natura è sacra. Elogiare un incendio anche solo per farsi pubblicità è come dire che al Bataclan hanno fatto un po’ di pulizia, o che l’Olocausto è un’invenzione. Per avere un ruolo pubblico bisogna essere capaci di aprire la bocca con qualcosa di intelligente da dire. Rimanere in silenzio, trattenere le parole, non vuol dire non avere un’opinione o essere degli idioti.

A volte il silenzio significa prendersi il proprio tempo per capire meglio, altre fare bella figura, altre ancora significa rispettare. E provando a fare dell’ironia calcistica sulle fiamme che stanno devastando il Campo dei Fiori, signor politico, il rispetto lo sta mettendo sotto i piedi. Quello per i varesini, che da una settimana si alzano e vedono del fumo impestare un paesaggio magnifico, come può esserlo solo un cielo azzurro con la sua montagna, e quello per i bustocchi: con quella schifosa frase ha voluto farsi alfiere di una città arrampicandosi su un pulpito non suo. Con quella frase, ha mancato di rispetto a quelle quaranta persone – quasi il doppio dei punti della sua squadra di calcio – che in piena notte hanno dovuto lasciare la propria casa perché minacciati da fiamme alte tre metri.

Con quella frase, ha mancato di rispetto alle istituzioni che si stanno facendo il culo per suturare la ferita, ai prefetti in giro alle 2 di notte per la città per vigilare, aiutare, sostenere il popolo, a Laura e Paolo, scappati dalla loro Osteria Irma. Con quella frase, ha mancato di rispetto ai pompieri, agli agenti di polizia, ai volontari della protezione civile, ai carabinieri, ai piloti dei Canadair, a chi, in silenzio, sta spostando badilate di alberi inceneriti dall’ignoranza. Con quella frase, ha mancato di rispetto a se stesso.

Il Campo dei Fiori in fiamme a causa di un bastardo, non è un gioco. Siamo tutti noi che piangiamo per una bellezza sciacallata. Il Campo dei Fiori in fiamme è lei, signor politico, colpito alle spalle da un vigliacco. Il suo, dunque, era solo un sano sfottò? Si vergogni e vada a dirlo, in faccia, a tutte queste persone. Oppure scenda da quel pulpito e faccia qualcosa di veramente utile. Sempre vergognandosi.