Siamo al redde-rationem fra Patrizia Testa ed Emiliano Nitti. Nessun duello di prima mattina alle spalle dello Speroni quando la nebbia notturna viene vinta dal sorger del sole, ma ormai si è arrivato al “o io o te” fra chi detiene il trenta per cento che vale ben oltre il cento per cento per passione, energie personali ed economiche e chi è proprietario del settanta, ma di nessun spessore, per aver allestito una squadra (la peggiore dello storia ultranovantennale della Pro Patria) virtualmente retrocessa in serie D dopo un paio di mesi dall’inizio del campionato. Mai una Pro aveva collezionato dieci sconfitte consecutive nelle prime altrettante giornate di campionato. Da chiedere scusa ed andarsene dallo Speroni.
Oggi è in programma un’assemblea dei soci che aveva all’ordine del giorno l’allargamento ad un socio e la revoca dei poteri di amministratore delegato a Patrizia Testa che gli erano stati conferiti a fine ottobre quando Fulvio Collovati decise di abbandonare la nave in piena tempesta. Corretto usare l’imperfetto perché, a quanto pare, quell’ordine del giorno non sarebbe più valido. Forse la contestazione della tifoseria di sabato scorso ha indotto il presidente a cambiare rotta, valutando che non sarebbe stato opportuno mettere fuori gioco la Testa, l’unica garanzia e punto di riferimento per tutto il mondo biancoblù. A prescindere dalle decisioni che usciranno dall’assemblea di oggi, la convivenza fra le due parti sociali è arrivata al game over. Lo afferma senza giri di parole la stessa Testa nel colloquio avuto nel pomeriggio di ieri. «Se le cose non cambiano non so se il prossimo anno ci sarò ancora alla Pro Patria. E’ impossibile continuare con questa convivenza. Io voglio andare avanti, la Pro Patria è la squadra della mia città e vorrei già adesso iniziare a programmare la prossima stagione, ma nella chiarezza». E cioè senza i Nitti e i Collovati, «compagni di viaggio che non mi sono scelto. Avevo già abbandonato l’idea di entrare nella Pro Patria e chi mi ha convinto ad intraprendere questa avventura è stato lo stesso Collovati che mi ha assicurato la sua esperienza. Come potevo non credergli: era un campione del Mondo?». Campione sul campo, ma un disastro dietro la scrivania. I non risultati sono stati il terreno di coltura per i germogli della tensione sbocciata durante il mese di gennaio quando è stata allestita una campagna di rafforzamento (?) che nemmeno l’estroso presidente del Borgorosso Footbal Club avrebbe mai ipotizzato. Tensione acuitasi, stando ai si dice, riguardo a rumors che vorrebbero la fidejussione di quattrocentomila euro indispensabile per l’iscrizione alla Lega Pro, versata da Pietro Vavassori e non da chi detiene il settanta per cento, come gli stessi Nitti e Collovati si erano accreditati presso Patrizia Testa. Interpellato a tal proposito, l’ex patron si limita a dire un «questo lo dice lei» e la conversazione neppure ha inizio.
Pleonastico sottolineare la situazione caotica in cui versa la Pro Patria. Che, paradossalmente, potrebbe risolversi con facilità a patto che il duo Nitti-Collovati lasciasse lì le sue quote, senza nulla pretendere, per manifesta incapacità. Anzi ci sarebbero gli estremi per chiedere i danni sportivi. Purtroppo questo non avverrà e sono dunque all’orizzonte settimane molto elettriche che ritarderanno la programmazione per la prossima stagione in serie D. Non influiranno sull’andamento della squadra ormai in attesa della sentenza matematica anche se nella giornata odierna la sentenza di appello del processo calcioscommesse dovesse ridarle qualche altro punto in classifica. Nemmeno è pensabile che si possa rimanere inermi lasciando sola Patrizia Testa in questo duello impari e con regole non rispettate. Alla Pro Patria servono persone vere e competenti con dentro il sacro fuoco tigrotto e non personaggi da copertina che nemmeno sanno disquisire di calcio tanto da farsi deridere da un Pompilio qualsiasi.