Il faticoso 2014 del Varese non è stato del tutto un anno orribile perché ha fatto ricompattare squadra e società, riannodandole ai valori più autentici della storia biancorossa, incarnati da Stefano Bettinelli. È l’allenatore l’uomo simbolo e la bandiera del club: la sua panchina non è mai stata a rischio, nonostante le voci circolate anche di recente. I giocatori sono uniti intorno a Bettinelli che ha la fiducia del presidente Nicola Laurenza e del direttore generale Beppe D’Aniello, che abbiamo incontrato.
Ho sempre pensato a lavorare sodo e la promozione è un riconoscimento ma non un punto di arrivo perché, anzi, quest’anno deve essere solo l’inizio di una lunga carriera. Varese è stata trampolino di lancio di tanti giocatori, allenatori e dirigenti e spero lo sia anche per me.
Sì, è vero: anche se all’epoca mi occupavo prevalentemente del settore giovanile ho potuto vivere da vicino la realtà dell’olimpo calcistico. E pensare che due anni fa anche il Varese ha sfiorato la A…
Il traguardo era differente ma la tensione, l’adrenalina, la mentalità e la dedizione di ognuno di noi per raggiungere l’obiettivo erano le stesse.
Lo ripeto sempre e lo dico anche al nostro presidente Nicola Laurenza: quello che è più necessario al Varese è l’equilibrio nel bene e nel male. Come non bisogna esaltarsi quando le cose vanno a gonfie vele neppure bisogna deprimersi quando le cose non girano nel verso giusto. La differenza fra un bravo dirigente e uno mediocre sta proprio nella capacità di gestire al meglio le situazione di difficoltà. Oggi a Carpi, con la squadra prima in classifica con nove punti di vantaggio sulle seconde, tutto è facile per tutti. A Varese invece dobbiamo stare sempre sul pezzo.
Certo: il legame che mi unisce a Stefano per me va oltre al normale rapporto fra dirigente e allenatore. Ancora oggi sento Castori, Gautieri e Maran, con i quali ho conservato familiarità ma con Bettinelli c’è qualcosa di più forte. Un affetto che è nato l’anno scorso, quando lui era rimasto senza lavoro e lo incontravo tutte le mattine al bar sotto casa: prendevamo il caffè insieme e mi stupiva la sua tranquillità nonostante non avesse la squadra. Gli chiedevo come faceva a starsene così calmo e lui mi rispondeva: «Perché so che un giorno arriverò dove merito». È stato buon profeta e domenica sera, dopo aver battuto la Ternana, mi ha mandato un messaggio in cui era orgoglioso di aver messo «un altro mattoncino» per la nostra salvezza.
Che avremmo anche fatto una smentita ma non ce n’era bisogno perché non c’era nulla di vero. Anzi, prima della partita con la Ternana, ero andato da Bettinelli per ribadire che la sua permanenza era incondizionata. Gliel’ho fatto capire in modo esplicito, dicendo: «Anche se dovessimo perdere venti a zero non sei in discussione perché sei parte integrante del progetto».
Non si tocca perché è un uomo vero e un grande professionista. Ha la maglia del Varese stampata sulla pelle e pensa sempre prima al bene della squadra, anteponendo i suoi giocatori a se stesso, proprio come facciamo io, Laurenza e tutti gli altri dirigenti con la società. Bettinelli ha la capacità di trasferire ai calciatori tranquillità, serenità e rende le cose semplici. I ragazzi vedono in lui genuinità e trasparenza. L’idea di esonerarlo non è mai balenata nelle nostre teste e anzi lo abbiamo convinto e spronato ad andare avanti nei momenti di difficoltà.
C’è rammarico ma anche molta rabbia. Quella rabbia che altri non hanno e che ci servirà a salvarci. In estate avrei fatto la firma per avere adesso 25 punti e se ne facessimo altrettanti nel girone di ritorno saremmo salvi direttamente. Però ci sono le penalizzazioni e siamo a 22 ma non per questo dobbiamo deprimerci perché abbiamo dimostrato di potercela giocare con tutti. E in casa è difficile farci male. Ho la stessa sicurezza che ha Bettinelli: ci salveremo.
Credo verso la fine di febbraio o al massimo ai primi di marzo. Ma per quell’epoca spero che saremo in buone acque.
E chissà che non saremo proprio a noi a fermare la corsa del super Carpi di Castori? Io ne sono convinto nonostante tutto il bene che ho per Castori, altro tassello eccezionale di cui parlerò un giorno nel libro sulla mia carriera.
Anche noi dirigenti siamo tifosi del Varese e sappiamo quanto hanno sofferto i nostri sostenitori. Che sia un anno all’insegna della tranquillità.
Con l’aiuto di Antonino Imborgia apporremo delle migliorie alla squadra il cui gruppo non ha mai lesinato impegno. Speriamo che il primo acquisto sia il ritorno del nostro fratello Spartaco Landini.