Shopping Tax Free per 4 milioni. Ma quei cinesi risiedevano in Italia

Finanza di Malpensa in azione: denunciati 146 evasori dell’Iva sui beni di lusso

– Avrebbero intascato rimborsi dell’Iva per l’acquisto di beni di lusso di note griffe nazionali e internazionali a prezzi di vantaggio senza averne però alcun diritto. Per questo sono finiti nei guai numerosi cittadini cinesi. Sono stati, infatti, denunciati a piede libero in ordine ai reati di associazione per delinquere e truffa ai danni dello Stato, 146 soggetti di etnia cinese residenti in Italia, che avrebbero percepito indebiti rimborsi Iva per 719.375,27 euro (su un totale imponibile di oltre quattro milioni). La somma riguarda 4608 documenti fiscali emessi da attività di commercio dislocate sull’intero territorio nazionale. Questo è il risultato in sintesi dell’operazione “Red Channel”, che ha visto impegnati i militari della Guardia di Finanza di Malpensa e i funzionari del locale Ufficio dell’Agenzia delle Dogane, coordinati dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio.

L’operazione è stata incentrata sul rispetto della normativa in materia di rimborsi Tax-Free, la quale prevede, per le persone fisiche residenti fuori dall’Unione Europea, alcuni benefici economici (ovvero il rimborso dell’Iva) per gli acquisti di beni effettuati nell’Unione Europea che siano destinati all’uso personale o familiare del viaggiatore, a condizione che siano trasportati al di fuori del territorio dell’Unione entro tre mesi dalla fattura.

L’attività investigativa ha permesso, invece, di scoprire che numerosi beni di lusso di note griffe nazionali ed internazionali sarebbero stati acquistati da soggetti di etnia cinese ma residenti nel territorio nazionale e, quindi, privi dei necessari requisiti per gli acquisti agevolati. Il meccanismo di frode era molto semplice: si presentavano nelle attività commerciali sparse sul territorio nazionale per effettuare l’acquisto della merce utilizzando il proprio passaporto cinese o di connazionali ed attestando anche falsamente di essere residenti fuori dall’Unione Europea. Successivamente si presentavano alle società di Tax Refund dell’Aeroporto di Malpensa, per ottenere la restituzione dell’Iva utilizzando in alcuni casi, oltre ai documenti, anche biglietti aerei falsi.

Durante le indagini è emerso, un vero e proprio sistematico commercio illegale di beni di lusso che veniva effettuato anche attraverso l’utilizzo di un’apposita piattaforma informatica che ha permesso di conseguire illeciti profitti, oggetto di approfondimenti di natura fiscale.n