A partire dal 1° gennaio 2026 il prezzo delle sigarette aumenterà. La conferma è arrivata direttamente dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che al termine della conferenza stampa sulla manovra economica 2026 ha risposto con un ironico “poco poco, ma sì” alla domanda sull’aumento dei tabacchi.
Per ora non ci sono cifre ufficiali, ma le prime indiscrezioni parlano di rincari graduali nei prossimi tre anni, dal 2026 al 2028. Gli aumenti dovrebbero essere contenuti – pochi centesimi a pacchetto – ma per alcune marche più costose si ipotizzano rialzi fino a 1,50 euro.
Una manovra da 18,7 miliardi
L’aumento rientra tra le misure pensate per coprire i costi della nuova legge di bilancio da 18,7 miliardi di euro, finanziata attraverso tagli ai ministeri, maggiori imposte sulle banche e altri interventi minori. Tra questi, appunto, la revisione delle accise sui tabacchi, una delle principali fonti di gettito per lo Stato.
Come funzionano le tasse sulle sigarette
Oggi, le accise e l’Iva rappresentano circa il 70% del prezzo finale di un pacchetto di sigarette. L’accisa si compone di una parte fissa – pari a 29,5 euro ogni mille sigarette (circa 59 centesimi a pacchetto) – e una parte variabile, pari al 49,5% del prezzo di vendita. A ciò si aggiunge l’Iva al 22%.
Nel 2024 le accise hanno garantito all’erario circa 11 miliardi di euro.
Legame con la direttiva europea
Il piano del governo italiano sembrerebbe legato al nuovo schema di tassazione europea sui tabacchi, attualmente in fase di aggiornamento. La riforma dell’Unione Europea prevederebbe un aumento delle accise e la possibilità che una quota dei proventi vada al bilancio UE.
Per compensare questo trasferimento di risorse, l’esecutivo Meloni punta a rialzare progressivamente i prezzi già nei prossimi anni, così da evitare un impatto improvviso quando la direttiva entrerà in vigore.
In sintesi, i fumatori dovranno prepararsi a spendere di più: poco per volta, ma in modo costante, a partire dal 2026.