La morte del capitano vittima di un attentato in Afghanistan, ha segnato profondamente la comunità di Solbiate Olona dove ha sede il Comando di reazione rapida Nrdc della Nato.
Lo scorso gennaio 200 militari hanno lasciato la Caserma Ugo Mara per partecipare alla missione Isaf a Kabul dove sono attualmente impegnati. Il tenente collonnello , portavoce del generale e Capo di Stato Maggiore del Comando ISAF Giorgio Battisti, ha partecipato alla cerimonia di commemorazione nella capitale afghana in cui è stato pronunciato il nome del collega morto a Farah: «La morte di un collega ci segna dentro – scrive il portavoce in una nota stampa – Noi tutti siamo consapevoli dei rischi e avendo scelto questa vita abbiamo messo in preventivo il sacrificio per valori come lealtà, senso delle istituzioni, cameratismo, onore, fedeltà alla Patria. Nonostante ciò, quando uno di noi cade lascia un vuoto tangibile. A prescindere dalla nazionalità».
La cerimonia si ripete ogni domenica mattina al Comando della missione Isaf, per tutti i caduti della settimana, che siano appartenuti a una delle 50 nazioni della Coalizione o siano stati figli dell’Afghanistan, tutti comunque accomunati dal destino di aver dato la vita affinché questo martoriato Paese possa avere un futuro migliore. «Al memorial service di stamattina – prosegue Sbaccanti – noi italiani avevamo un motivo in più: salutare e onorare il Capitano dei Bersaglieri Giuseppe La Rosa, caduto a Farah nell’adempimento del dovere. Il momento è stato molto sentito».
Sulla morte di Giuseppe sono stati scritti tanti articoli e il Colonnello ricorda quelle del giornalista: «Fa male veder morire così un giovane uomo in divisa, a Farah – scrive Capuozzo – Della sua umanità, si capisce leggendo i commenti dei suoi amici, anche qui su FaceBook. Delle sue scelte, basta conoscere tanti come lui, spesso dimenticati da un paese ingrato, e così miope da cercare spiegazione nei soldi della trasferta, perché non sa più bene cosa siano i valori». «Ha ragione Toni, fa male», conclude Sbaccanti.
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